Medio Oriente: un professore sanzionato a Milano e un conflitto da svincolare dall’antisemitismo

Sottoposto a provvedimento disciplinare per essersi lamentato degli interventi effettuati dagli studenti del collettivo studentesco di un liceo milanese, nel Giorno della Memoria. E’ quanto accaduto (denunciato sul sito della comunità ebraica) da un docente di storia e filosofia, il 27 gennaio scorso. Il professore, dopo aver ascoltato la relazione di alcuni di questi studenti, aver letto un volantino che partendo dalla Shoah, avrebbe parlato delle responsabilità di Israele nel genocidio del popolo palestinese e dal tono estremamente politicizzato, si è lamentato con una email con studenti e professori, stigmatizzando l’utilizzo del Giorno della Memoria come pretesto per fomentare l’odio verso Israele. Questo, secondo la sua versione, gli sarebbe scostato un richiamo formale.

Al di là della vicenda, l’ennesima di cui si parla troppo poco, che vede bersaglio la comunità ebraica mondiale partendo da posizioni politiche che non dovrebbero esserci, una riflessione da fare è che l’escalation del conflitto israelo-palestinese ha riportato al centro del dibattito internazionale la complessa questione mediorientale. Ancora una volta, assistiamo a violenze, distruzioni e, purtroppo, anche a manifestazioni di odio che travalicano i confini del conflitto stesso. Perché non si riesce a mantenere un approccio equilibrato? E’ fondamentale sottolineare come la critica (legittima) alle politiche del governo israeliano non debba in alcun modo essere confusa con l’antisemitismo. Il popolo ebraico ha subito, nel corso della storia, persecuzioni e discriminazioni inaudite, culminate nella tragedia della Shoah. Ogni forma di generalizzazione o di associazione tra il conflitto israelo-palestinese e l’odio verso gli ebrei è inaccettabile e va condannata con fermezza. Anche a Milano, la comunità ebraica ha espresso la propria preoccupazione per l’aumento dell’antisemitismo, spesso celato dietro la critica al governo israeliano. Esponenti di spicco della comunità hanno sottolineato come sia fondamentale distinguere tra la politica di un determinato governo e l’intera popolazione ebraica, che da sempre si impegna per la pace e la convivenza pacifica. Il rabbino capo di Milano, Rav Alfonso Arbib, ha più volte condannato ogni forma di antisemitismo, sottolineando come l’odio verso gli ebrei sia un male antico che riemerge, soprattutto nei momenti di crisi internazionale. Il rabbino ha anche sottolineato l’importanza di educare le nuove generazioni al rispetto e alla tolleranza, per evitare che l’antisemitismo possa tornare a radicarsi nella società.

Non va dimenticato come la guerra tra Israele e Hamas è una tragedia che colpisce entrambe le popolazioni coinvolte. Da un lato, Israele ha il diritto di difendere i propri cittadini dagli attacchi terroristici, dall’altro, i palestinesi hanno il diritto di vivere in pace e di vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali. È necessario che entrambe le parti si impegnino per una soluzione pacifica e duratura, basata sul rispetto reciproco e sulla volontà di trovare un compromesso.

La questione mediorientale è complessa e non esistono soluzioni semplici. Tuttavia, è responsabilità di tutti noi impegnarci per un dialogo costruttivo, che tenga conto delle ragioni di tutte le parti in causa e che promuova la pace e la giustizia. Solo così potremo evitare che l’odio e la violenza continuino a mietere vittime innocenti. Infine, coloro che si animano con sassi e megafoni per strada, che “lottano” con l’odio nelle corde vocali, che incitano alla distruzione, siamo sicuri lo facciano davvero perché credono in quello che dicono? A me sembra che cambino gli slogan, Israele, Polizia, posizioni politiche differenti, ma il modus operandi resta lo stesso. A me fa riflettere tutto ciò, non so a voi…

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