Quando qualcuno a cui teniamo ci lascia, il dolore è quel qualcosa che non si può spiegare, perché ogni perdita ha la sua storia, i suoi colori e i suoi contorni. Oggi ve ne parlo dopo aver perso una persona cara, una persona buona, una persona che ha saputo vivere la sua vita.
Quanto più qualcuno che se ne va, magari anzitempo, è più vicino a noi, tanto sarà più lacerante lo strappo, la sensazione di smarrimento, di paura, di solitudine.
Oggi sono uscita dal funerale della mia “fata madrina”, con il dispiacere nel cuore, ma allo stesso tempo con quello stesso cuore pieno di bei ricordi, gratitudine e speranza. E’ andata via troppo presto, e questo non ha permesso a tutte le persone che le hanno voluto bene di accettare che ci stesse lasciando, ma non egoisticamente credo abbia scelto per se stessa di volare via prima di dover soffrire ancora di più e questo è un bene, per chi se ne va. E’ più difficile da accettare per chi resta… Certo.
Ha avuto una vita piena, ha saputo scegliere dove investire le sue energie, di quali persone circondarsi oltre la famiglia. Rapporti veri, diretti, schietti, onesti, così come era lei. Ha riso molto, ha viaggiato, ha donato tempo, comprensione, rispetto, amicizia incondizionata, l’affetto di una zia, di una sorella, di una madrina, a tutti coloro che le hanno vissuto accanto. Per questo pensandola in fondo sorrido, perché ha vissuto senza rimpianti, senza rimorsi. La sua risata squillante era diretta e trasparente come la sua anima. Cosa ci può essere più di questo, da augurarsi in una vita, l’autenticità di essere se stessi, pregi e difetti. Ne aveva, come tutti…
Sento che la sua partenza sia stata senza zavorre, senza non detti, senza irrisolti, come se avesse danzato la vita esattamente come ha voluto, ed è una bella sensazione… Da speranza. Ora, per coloro che credono, so molto bene quale possa essere il conforto, io non so in cosa credo, sicuramente penso noi si sia tutti energia, un insieme di poli positivi e negativi che moduliamo attraverso le scelte che facciamo nella vita, attraverso la capacità di comprendere i nostri sbagli e porvi rimedio, di accogliere gli altri, di portare luce nella nostra e nelle altrui vite, a volte lasciarci guidare, a volte guidare noi quando il sentiero si è perso, avere la forza di guardarci allo specchio anche quando non ci piace quello che vediamo, con la fiducia di avere tutti gli strumenti per poter cambiare ciò che ci fa stare male, per evolvere. Ecco, questo per me costituisce la famosa “aurea” di una persona. La sua era bianca, luminosa, forte, potente.
Non sono certo nessuno per insegnare a qualcuno come affrontare il dolore, ci sono certe perdite, quelle di un figlio, di un compagno di vita, che sono innaturali e quasi impossibili da accettare, altre molto dolorose, come quelle di un fratello maggiore o un genitore, che se anche fa parte della vita non si è mai preparati ad affrontare, o di un amico prezioso. Però posso dire che se ci si sforza di concentrarsi sulla vita che ha vissuto, su ciò che ha seminato e ha lasciato, questo può dare sollievo, aiutarci a immaginare che quella stessa anima sia già proiettata altrove, ad una nuova dimensione, in qualunque modo noi si sia in grado di concepirla.
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