Torino: il centro sociale “associazione a delinquere” per il Tribunale

La Giustizia si muove contro “gli intoccabili”.

Centri sociali. Il tema dei temi, quello degli “intoccabili”, degli studenti pieni di “significati”, impegnati (spesso e volentieri a rollare, ma lasciamo stare), che quando scendono in piazza hanno il plauso di una vasta parte politica che li sfrutta come militanti più o meno violenti, quando gli fa comodo.

Per la prima volta viene fuori lo spaccato di quanto accade in uno dei centri sociali più noti di Torino, l’Askatasuna. A suon di “hate fascism” come slogan, difesi da chi ha l’anima così rossa da non avere la lucidità evidentemente di guardare con onestà a ciò che ha davanti, lo stabile occupato da decenni come sede, il centro sociale si definisce “antagonista”, come praticamente tutti i punti di ritrovo di chi ha molto in comune quando si ha da criticare e spaccare, molto meno quando si tratta di proporre e ragionare.

Per il Tribunale del Riesame di Torino, all’interno del suddetto centro sociale prolifera un’associazione a delinquere, con in capo ai simpatizzanti attivisti indagati,la condivisione di un ben preciso piano delinquenziale che mira a mantenere costantemente alta la tensione con le Forze dell’Ordine in Val di Susa”.

Sempre secondo il Tribunale, che parla con risultanze delle indagini alla mano fatte grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali, all’interno del gruppo ci sarebbero “persone prive di principi e valori morali”, razziste e sessiste, alla faccia degli slogan arcobaleno. Dai rapporti arrivati sul tavolo della Procura torinese, ci sarebbero conversazioni verbalmente violente contro ebrei, stranieri, partigiani, che per gli avvocati delle difese sarebbero invece frasi estemporanee, scherzose e decontestualizzate.

È chiaro che non tutti coloro che frequentano i centri sociali sono violenti e pericolosi, come è chiaro che qualcuno con delle idee proprie esista. Ciò che non è tollerabile è che edifici pubblici e privati vengano occupati per dare un senso alla vita degli arrabbiati (spesso con ville e yatch a Porto Cervo), e che quando queste organizzazioni minano lo Stato, abbiano ancora diritto di muovere mezzo muscolo nelle piazze.

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