Questione di un attimo, un battito d’ali di farfalla, e la vita cambia, irrimediabilmente. Ciò che ieri era un volto familiare, una certezza, una presenza costante nei ricordi più dolci, nei momenti più difficili e importanti, d’improvviso non c’è più. Vasco Rossi cantava “è tutto un brivido che vola via”, e Venditti “quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita”, e sono le due canzoni che mi risuonano nella mente in questi giorni di calda estate, quando penso a chi ha lasciato questo mondo all’improvviso, un vuoto in vite più o meno vicine alla mia, appena sfiorate alle volte. Quelle scomparse che non ti aspetti, che non avevi preventivato, che non avrebbero avuto alcun senso né tanto meno hanno concesso mezza avvisaglia, prima di manifestarsi. Già, perché la vita non ti avvisa… Non ti avvisa dell’ultimo sorriso, dell’ultima telefonata, dell’ultimo bacio al mattino, dell’ultima camicia stirata che ha quel profumo che riconosceresti tra un milione, di quella tazzina di caffè che avresti scommesso di vedere fumante e poi vuota sullo stesso ripiano della cucina, fino alla fine dei vostri giorni. La vita non ti avvisa, e strappa, e ruba, e distrugge sogni, e cancella progetti, e scombina equilibri, in modi che davvero non avresti mai potuto immaginare. Alcuni lo chiamano destino, altri fato, quando si tratta dell’agire di altri anche di responsabilità, ma nessuna di queste spiegazioni, in alcuni casi e per qualcuno, ha un senso. Per chi resta non ce l’ha, non lo avrà mai. Padri strappati ai figli, mariti alle mogli, sorelle, cugine, amici, che non ci saranno nelle fotografie delle tue future feste di compleanno, di anniversari, di matrimoni…
Lacrime che cadono silenti, una dopo l’altra, innanzi a qualcosa che non si può controllare, e che toglie certezze, confonde i piani, sballa equilibri, a volte davvero senza alcun senso. Quando la perdita di qualcuno può avere senso in fondo?
E ci sono lacrime che non hanno consolazione, abbracci che per quanto stretti non restituiranno mai quello che hai perso, sorrisi che cercherai in tutte le persone che incontrerai da quel momento in avanti e che credevi eterni, credevi sarebbero stati per te. Non esiste morale, nella perdita, forse però esiste la speranza di aver vissuto insieme a quelle persone tutto ciò che poteva essere vissuto, nel bene e nel male. Quando qualcuno se ne va, a me viene sempre in mente il film “L’attimo fuggente” e quel famoso “Carpe Diem”. Per tanto tempo ho pensato a quel “cogli l’attimo” come al non perdere mai una occasione “straordinaria”, che si trattasse di una sfida, di un sogno nel cassetto, di un cambiamento radicale, di tutto ciò che ci allontani dal senso costante di insoddisfazione o dal rimpianto di aver perso l’occasione “della vita”… Oggi lo vivo come il non perdersi mai le occasioni “ordinarie”, fatte di piccole cose…
Di profumo di caffè, di lenzuola che sanno d’amore, di quella parola in più che può fare la differenza, di quel tempo che si sottrare alle persone e alle cose davvero importanti, pensando che ce ne sarà sempre altro, di abbracci stretti ai nostri figli, di telefoni poggiati faccia in giù per non essere disturbati, di parole invece di silenzi, di sorrisi che illuminano le giornate anche quando da sorridere non ci sarebbe proprio niente…
Un carpe diem fatto di piccoli e discontinui attimi fuggenti di connessione, gratitudine e conferme, che però sono l’essenza di una vita intera di felicità e gioia, che vale davvero la pena di essere vissuta.
Un abbraccio a chi ha perso qualcuno, al suo ricordo e alla sua traccia lasciata nel mondo. 🥀
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