Che cos’è la felicità? La sua definizione da dizionario dice che si tratti di “stato emotivo complesso e soggettivo, in generale associato a sentimenti di gioia, soddisfazione, benessere e contentezza”, per Platone era “strettamente legata alla virtù. Una vita virtuosa, guidata dalla ragione e dalla conoscenza del bene”, secondo gli epicurei si poteva raggiungere “attraverso il piacere inteso come assenza di dolore e turbamento”, per Nietzsche “non consiste nel piacere o nella tranquillità, ma nella realizzazione del proprio potenziale e nel superamento delle difficoltà”.
Io non sono in grado di dare una definizione alla felicità, ma quello che credo fermamente è che oggi ci si sia dimenticati come preservare la felicità. In questo mondo dove tutto scorre veloce, frenetico, tra la difficile ascesa alla realizzazione personale a cui siamo stati di fatto destinati fin da quando siamo piccoli, quando si parla di professione e standard di vita, tra i ritmi che mettono a dura prova chi per carattere sarebbe più portato a vivere ad una velocità inferiore, ma non per questo meno performante o soddisfacente, forse non riusciamo più a vedere il sole tra le nuvole.
Quanti di noi, ogni giorno, per anni, si sono detti o ancora si dicono “quando arriverò a quel traguardo, sarò felice… Quando otterrò quella promozione sarò soddisfatto e quindi tutto inizierà a girare per il verso giusto… Quando mi sentirò stabile, avrò una famiglia, una bella casa, tutto sarà perfetto…”. Poi però accade che quella promozione non arrivi, che quel traguardo sia qualcosa che in realtà non ci soddisfa, che quella stabilità si riveli molto più complessa e difficile da mantenere di quanto ci si aspettasse, e non sorridiamo più. E continuiamo a guardare fuori, ancora e ancora, alla ricerca di ciò che ci manca, e cambiamo strade, città, lavori, persone, abitudini, pensando che allora, cercando “di meglio”, da qualche parte la felicità arrivi all’improvviso, ma molto, molto spesso, non succede.
E se invece sbagliassimo proprio la prospettiva?
Oggi c’è il sole, c’è una bella aria… Per strada ci sono tante persone che passeggiano con il loro cane, una di quelle creature che ci regalano così tanto affetto che finiamo spesso per darlo per scontato, rendono la nostra vita migliore. Ci sono genitori che accompagnano a scuola i figli, piccoli germogli di vita che si ha il privilegio di crescere, di aiutare a guardare al mondo difendendosi dai pericoli ma con le loro lenti e non le nostre. Ci sono coppie di giovani innamorati che si salutano prima di una lunga giornata di lavoro, che si baciano delicatamente sapendo di essersi scelti e si spera con la consapevolezza di doversi riscegliere anche domani, e altrettante di anziani che vanno a fare la spesa, a braccetto, e tra queste diverse hanno ancora lo sguardo carico di affetti, di vicinanza, di vita vissuta insieme, resi forti dalle tempeste attraversate l’uno accanto all’altra. Ci sono giovani studenti che stanno andando a lezione, presso una facoltà che magari non era quella che i loro genitori si aspettavano scegliessero, ma quel momento in cui hanno compreso che quelle aspettative non gli corrispondessero, hanno seguito i loro desideri.
I momenti, ci siamo persi i momenti. Ogni vita è composta di singoli momenti, ai quali spesso non prestiamo la dovuta attenzione, non onoriamo come si dovrebbe, così presi da ciò che manca… Momenti in cui abbiamo scelto e momenti nei quali siamo rimasti immobili, incapaci di sentire quanto quel momento fosse in realtà prezioso, spesso di incapaci di andare avanti e ancora più difficilmente coraggiosi quando si tratta di dover invertire una rotta, che è ancora più difficile… Spesso spaventati dall’ignoto, o persuasi che quel qualcosa di bello e intenso non fossimo in grado di gestirlo, non lo meritassimo… A volte così preoccupati di perdere qualcosa, da non riuscire a farci vedere vulnerabili, perché il mondo ci vuole forti sempre, il mondo ci vuole “perfetti”, quando forse basterebbe abbassare finalmente quelle difese, per trovare la pace.
E non significa “accontentarsi”, sia ben inteso, ma saper coltivare il futuro, nuove visioni, da ciò che abbiamo di bello oggi, che inevitabilmente non sarà lo stesso domani… Coltivare qualcosa di magico dalla terra nella quale siamo finiti cadendoci con tutta la faccia, facendoci del male.
E allora io penso che non ci sia una definizione di felicità, penso sia impossibile perché è fatta di miliardi di piccoli puntini luminosi, che più sappiamo collezionare e conservare, più sapranno essere energia quando tutto sarà buio, perché la vita ci mette davanti a lunghe notti apparentemente infinite, ci preserveranno, proteggeranno anche da noi stessi, dal dimenticare le cose importanti e preziose, a fronte di un qualcosa che non sappiamo neppure cosa sia ma siamo convinti che ci renderà felici, quando e se si realizzerà, a maggior ragione se in un preciso momento di buio sembra portarci la luce che da soli non troviamo dentro di noi…
Credo fermamente però, che gli artefici della nostra felicità siamo noi. Dipende tutto dallo sguardo con cui guardiamo al mondo e alla vita, e sicuramente le lenti che ci hanno messo da bambini hanno un peso in questo, che ci portano a vedere determinate sfumature, a distorcere i colori che i nostri occhi vedono diversamente, e a volte significa che dobbiamo avere il coraggio di togliercele, poggiarle su un comodino e conservarle come un ricordo che però non ci appartiene, e guardare alla vita con i nostri occhi, i nostri desideri, spogli di golfini pesanti di aspettative e giudizi…
Allora possono succedere magie, allora possiamo trovare la nostra felicità. Liberi.
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