Passione, cuore, nel carezzare l’imperfettibilità umana che però si trasforma in profondo desiderio di riscatto, passando attraverso la consapevolezza. Il tutto calato delicatamente e con un filo sottile di genuina ironia, nel mondo del calcio professionistico e delle scommesse, che viene filtrato dalla la lente di chi crede fermamente che il mondo, nel suo accadere attraverso le vite degli uomini, può essere cambiato. E’ questo il cuore di “L’ultima Sfida”, primo lungometraggio del regista Antonio Silvestre, in anteprima ieri all’Anteo – Palazzo del Cinema di Milano.
Un film che merita di essere visto non solo per i suoi protagonisti, Gilles Rocca intenso protagonista nei panni del “capitano Massimo De Core”, Michela Quattrociocche, moglie influencer ma soprattutto capace di quell’amore che va oltre, Vincenzo De Michele, eclettico ma pragmatico Vicequestore, Giulia Cappelletti, figlia del campione e della donna di successo con la stessa passione del padre e una incrollabile coerenza d’animo, e ancora Giacomo Bottoni, la bontà genuina vestita da tassista, e Chiara Iezzi, Giorgio Colangeli, Nicolò Senni e molti altri, ma per chi ha concepito la storia, la trama e ne ha realizzato due ore intensissime: il regista.
Questo film non solo racconta la storia di un calciatore famoso per essere un campione che non ha mai stravinto in tutta la sua carriera, messo alle strette dalla sua ultima partita da chi vorrebbe comprarne il risultato, delle cadute che l’uomo, lo sportivo, la star, non riesce ad evitare e che coinvolgono su piani diversi le vite di coloro che gli stanno intorno, lo amano, ma anche di chi tiene il suo “santino” sul cruscotto dell’auto o ne fa il corredino per il figlio piccolo, è soprattutto la storia di chi è arrivato a presentare il suo primo film, dopo vent’anni di duro lavoro, impegno, sacrificio e passione.
Ho incontrato Antonio Silvestre oltre 20 anni fa, era aiuto regista nella produzione di uno spettacolo con cui avremmo dovuto girare l’Italia, la “Salmodia della Speranza”. Lui, giovane aiuto regista, aveva gli occhi che brillavano. Per molte e molti di noi del cast, era un’esperienza straordinaria, una possibilità certo, per immaginare un futuro tra recitazione, canto e danza, per lui era il sogno della vita e allo stesso tempo una certezza. Non era però animato dalla bramosia di arrivare, da quella arroganza che può anche starci in un giovane in cerca della sua strada, ma da una genuinità e una bontà d’animo che raramente ho avuto il piacere di incontrare. Preparato, attento, meticoloso, il sorriso sempre stampato sulle labbra, da allora Antonio ha iniziato a camminare, senza mai fermarsi, tra sceneggiatura e pellicola. Ed è arrivato “Le stagioni dell’amore”, il primo cortometraggio nel 2012, il mediometraggio “Ralph De Palma, l’uomo più veloce del mondo”, nel 2020, “Libere di Vivere”, documentario del 2022 e infine “L’ultima Sfida”, e parlare di cinema indipendente e calcio lo è davvero una sfida, prodotto da Mario Tani, Francesco Mangiatordi, Pier Francesco Aiello – MAC Film, Amaranta Frame, PFA Films, con il sostegno di Apulia Film Commission. Il suo lungometraggio e la storia che ha scelto di raccontare, per come ha scelto di raccontarla, è la conferma di quelle rarità che però accadono a chi se lo merita, ovvero il traguardo che arriva per chi ci crede davvero, senza cercare scorciatoie, senza bisogno di dover spingere per primeggiare, ma semplicemente essendo sé stessi.
Ogni personaggio di questo film, dai protagonisti alla parte meno corposa, ha la sua morale, la sua intensità, il suo messaggio, non esistono “comparse”, fatto salvo per lo stesso Silvestre che con un cameo si cimenta ironicamente nel passante che viene bistrattato per aver chiesto un’informazione. E’ un film che da un senso ad ogni piccola anima che popola le vite di tutti noi, se si ha la sensibilità e il coraggio di saperne cogliere il messaggio che porta.
Andate a vederlo, dal 3 aprile, al cinema.
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