Cure Domiciliari Precoci, una realtà che supporta ma che non viene supportata

Terapia Domiciliare C-19

Paura, ansia, smarrimento per non sapere cosa fare e cercare in tutti i modi di evitare il ricovero, per poi trovare conforto e supporto nei medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, attraverso il loro gruppo Facebook #terapiadomiciliarecovi19inogniregione. E’ quanto accaduto a centinaia e centinaia di persone, che ogni giorno testimoniano sulla stessa pagina online quanto hanno ricevuto in termini di assistenza e anche calore umano, da questi professionisti che da oltre un anno si prodigano nel supportare e curare pazienti in tutta Italia.

Le testimonianze, quando il Comitato è stato fondato, le ha raccolte e continua a farlo il portavoce del gruppo, Valentina Rigano, giornalista, che dalla scorsa primavera ha affiancato Erich Grimaldi per dare voce al lavoro dei medici e a tutte le iniziative che l’avvocato ha messo in campo per aiutare i cittadini senza punti di riferimento. “Il mio calvario è iniziato il 18 gennaio con il primo tampone antigienico negativo, poi ho iniziato a percepire una tosse strana e ho deciso per il tampone molecolare con esito positivo sia per me che per mia madre anziana età 70 anni”. Sono le parole di Lucia, 50 anni, inviate al Comitato per raccontare la sua storia, così come tantissime altre persone. “Ho chiamato il mio medico di base di riferimento, che mi ha risposto frettolosamente dopo dieci tentativi, liquidandomi con Tachipirina per 10 giorni”. Lucia, nel giro di poche ore, è peggiorata. “Nella notte tra il sabato e la domenica successivi la febbre è salita e faticavo a respirare, così ho seguito il consiglio di un’amica che mi ha fatta iscrivere al gruppo su Facebook, ho postato la mia richiesta e poco dopo sono stata contattata da uno dei medici del Comitato”. Per Lucia, a questo punto, la storia è cambiata. “Un angelo che immediatamente mi ha prescritto una terapia ad hoc, con particolare attenzione al mio essere un soggetto facile alle reazioni allergiche ai farmaci”. Lucia, ormai preda di insufficienza respiratoria, astenia, dolori petto e alla schiena, temeva il peggio, ma “il dottore è sempre rimasto al mio fianco, rassicurandomi e rispondendo a qualsiasi ora, in giorni anche festivi, alla fine ho superato la malattia”. La sua conclusione è stata: “grazie alla terapia domiciliare si possono evitare ospedalizzazioni, il Covid si sconfigge”. Di messaggi come questo ne arrivano a dozzine, anche sulla stessa pagina Facebook, dove i cittadini che sono stati assistiti dai medici del Comitato ringraziano costantemente per il loro prezioso apporto. “Grazie, sono finalmente guarito, il virus mi ha lasciato”, scrive uno degli utenti, “mi ha lasciato con uno stato d’animo diverso, dovuto alla solitudine e alla paura del peggio, con le notti trascorse attaccato al saturimetro”. Poi, continua, “è arrivata la dottoressa, un angelo, che dopo una giornata intensa di lavoro ti cura nel corpo e nella mente, come una mamma o una sorella, anche nel cuore della notte, professionale e umana come tutti i medici di questo gruppo”. Poi ha concluso:”vi sono grato per il vostro servizio, grazie all’avvocato Grimaldi per la sua tenacia, a coloro che continuano a sensibilizzare e lottare per lo schema terapeutico, non mollate mai”.

“Angelo”, quindi, è la definizione che la maggior parte dei cittadini curati dai medici del gruppo utilizza per raccontare il loro operato, ed è ormai per questi dottori un doppio lavoro a tempo pieno, come spiega la portavoce, Valentina Rigano. “Seguo ormai da aprile scorso questi straordinari professionisti, tutti medici del sistema sanitario nazionale, che hanno le stesse ore a disposizione di tutti noi in una giornata, eppure non si fermano mai”. Da osservatrice, Rigano è divenuta parte della macchina del gruppo. “Ne ho compreso l’importanza dopo aver parlato con Grimaldi, perché da semplice cronista che osserva e raccoglie testimonianza, mi sono resa conto che ciò che stava mettendo in piedi era davvero un sistema per aiutare tutti noi”, e con lui, “i medici che ho intervistato, i quali mi hanno raccontato la difficoltà e la responsabilità di trovare per loro una strada che non fosse l’attesa, per poi vedere i pazienti salire in ambulanza senza sapere se avrebbero fatto ritorno a casa”. Il portavoce ha proseguito, “non siamo stati in molti a dare spazio a questi medici, soprattutto nella prima ondata”, perché “la cautela ha imposto a tutti i media di valutare con i piedi di piombo tutto ciò che veniva registrato, ma insieme ad altri, ad esempio un collega di Repubblica, Panorama, abbiamo fatto l’impossibile perché se ne parlasse”. Fondamentale per capire cosa stesse accadendo “sono state le ore trascorse in videoconferenza con i medici, con l’avvocato, con i pazienti curati a domicilio, dai quali ho potuto toccare con mano quanto stavano facendo i dottori per salvare vite e ne hanno salvate tante”. Relativamente gli utenti, “siamo subissati di continue richieste, tanto che esortiamo medici che vogliano partecipare a scriverci per dare la loro adesione ed essere inseriti nel gruppo, per un costante e continuo confronto con i medici che costituiscono il consiglio scientifico del Comitato”. Per accedere al gruppo, #terapiadomiciliarecovi19 su Facebook, e poter ricevere sostegno, ha spiegato il portavoce, “è sufficiente inviare una richiesta, accettare il regolamento che consiste nel pubblicare solo richieste di supporto domiciliare, non vengono tollerate polemiche, discorsi complottistici o battaglie novax, perché se ognuno è libero di pensarla come vuole il nostro gruppo non è la sede, e postare una richiesta di sostegno solo in caso di necessità”. Esiste anche un sito web, www.terapiadomiciliarecovid.org, al quale “ogni ente, istituzione e medico può rivolgersi per prendere contatti con noi”, ha continuato Rigano, “e dove è possibile anche per i cittadini iscriversi, siamo arrivati ad oltre 5 mila persone ad oggi”. I social media, spesso teatro di discussioni non sempre di alto profilo, “sono stati fondamentali in questa pandemia, e saperli usare bene significa restituirgli una funzione sociale, come accaduto grazie al gruppo fondato dall’avvocato Grimaldi, perché grazie alle chat di whatsapp, e Facebook, centinaia di persone prima, migliaia dopo, hanno potuto entrare in contatto con la realtà di una cura domiciliare anche a distanza che ha davvero fatto la differenza per tantissimi cittadini di tutto il paese”. Poi Rigano ha proseguito: “io stessa, quando ho incontrato Erich Grimaldi e ho compreso che la sua battaglia era importante e che avrei fatto di tutto per sostenerla, sono poi ricorsa all’aiuto del gruppo per un caso di Covid in famiglia, e non mi sono mai sentita così tranquilla di affidare ad uno dei medici, il dottor Mangiagalli, una delle persone a me più care”.

L’obiettivo ora è arrivare alle istituzioni nazionali, ha concluso il portavoce, “al quale il nostro presidente ha inviato via pec richieste costanti di contatto, nella speranza di una risposta, ma ad oggi l’unica apertura è stata da parte di Regione Lombardia, con la quale siamo in contatto affinché lo schema terapeutico dei medici venga preso in considerazione e uno dei dottori, Luigi Cavanna per la precisione, possa essere chiamato a sedere al tavolo per stendere un nuovo protocollo di cura domiciliare”. Lo stesso, spiega Rigano, “auspichiamo accada presto anche a Roma, dove a differenti esponenti politici, perché sia chiaro che non abbiamo colore e non vogliamo essere strumentalizzati, è stato inviato tutto il materiale necessario, tra cui una piccola raccolta di dati”. Su circa 906 casi trattati con lo schema domiciliare del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, distribuiti su soli 10 dei circa 500 medici del gruppo, vi sono stati da marzo ad oggi due ricoveri e due decessi. “Un dato micro, certo, ma per ottenere quello macro sarebbe sufficiente che il ministero ordinasse una raccolta dati tramite quattro semplici variabili, ovvero i medici che hanno aderito allo schema, pazienti Covid positivi, ricoveri e decessi”. Le battaglie, ha aggiunto, “si vincono se la squadra è composta da validi giocatori e questi medici lo sono, al fianco degli ospedalieri e degli scienziati che studiano nuovi futuri farmaci, ce lo hanno detto anche i vertici Aifa, con cui Grimaldi si è scontrato nei mesi scorsi, che durante un contatto che ho avuto direttamente hanno definito la nostra battaglia sacrosanta. Infine Rigano ha concluso: “non comprendiamo il perché di questa chiusura, perché ascoltare e valutare l’esperienza di medici del sistema sanitario nazionale che stanno facendo il loro lavoro dovrebbe essere una priorità”, soprattutto “in attesa del raggiungimento dell’immunità di gregge, che potrebbe tradursi in beneficio sociale ed economico”.

 

Articolo pubblicato nella primavera scorsa sulla rivista

Natura docet: la Natura insegna

Rivista mensile di Medicina, Salute,

Alimentazione, Benessere, Turismo e Cultura

Direttore scientifico

Prof. Dott. Massimo Enrico Radaelli