Amore e 25 aprile, la liberazione che ci manca

Parliamo di amore e di 25 aprile. Che cosa c’entrano insieme? Tanto, tantissimo.
Negli ultimi anni stiamo assistendo alla deriva del sentimento dell’amore, e il chiaro segnale ci arriva dai continui casi di donne vittime di una relazione tossica, talvolta con esiti drammatici. Allo stesso tempo per la strada, come sui social media, aggressività e cattiveria sono protagoniste costanti. Mancanza di amore? Assolutamente si, ma non secondo le banali generalizzazioni che siamo abituati ad ascoltare sull’onda del singolo caso, che diventa spesso una scusa, ovvero “una persona che non ha ricevuto abbastanza amore diventa aggrediva e possessiva”, perché l’amore si insegna, ed è molto altro. L’amore è tutto fuorché egoismo e richiesta, è dono. Amore è rispetto, del prossimo, delle sue idee, delle sue posizioni, è dialogo, con un pizzico di compromesso faticoso quando ci obbliga ad accettare che la persona che abbiamo di fronte la pensi diversamente da noi o desideri qualcosa di diverso. L’amore è non pretendere che le nostre aspettative vengano sempre soddisfatte, ed è anche saper dire “no” e “basta”, quando non ci fa stare bene. Ecco che in questo contesto si parla spesso di “persone forti” come quelle capaci di abbracciare il sentimento nella sua interezza, di fare “passi indietro“, di sopportare, di capire sempre e comunque. Oppure, esattamente al polo opposto, si definiscono forti quelle persone che sanno imporre il loro pensiero, che tirano dritto per la loro strada come trattori senza lasciarsi mai fermare da niente e nessuno. Nulla di più sbagliato.
Le persone forti le vedi da come sanno cadere, da come sanno tenderti la mano quando cadi tu, dallo spazio che lasciano tra te e loro quando serve, non dalla loro capacità di sopportazione. Le persone forti si vedono nel confronto, nel dialogo, nel non cedere rispetto a un pensiero per paura ma che non lo trasformano mai in arma per colpire. Ed è qui che arriva la questione del 25 aprile. In tutta questa grande confusione attorno al concetto di amore, nel suo senso più ampio, una responsabilità la ha anche la politica, negli anni sempre più terreno di contrasti e non di confronti, di battaglie di principio più che di sostanza, di prese di posizione piuttosto che di cooperazione. Gridare, assaltare, insultare, è ciò a cui ci hanno abituati, isolandoci sempre di più tra posizioni contrastanti. In questo la categoria alla quale appartengo, non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Sia il singolo, che per velleità personale preferisce il titolo che fa i click con un taglio volutamente polemico, al reale senso di ciò che sta raccontando, sia per tornaconto editoriale pubblicamente o malcelatamente di parte.È così il che il 25 aprile è divenuta una festa assolutamente divisiva, dalla quale io personalmente non mi sento affatto rappresentata come italiana. Il ricordo di ciò che è il nostro passato è chiaro, cristallino, e sono assolutamente certa che sia davvero pochissimi a pensarla diversamente. Celebrare quella giornata dovrebbe significare, però, avere imparato dal passato, e invece non è affatto così. Ancora oggi si ridiscute il passato tentando di attualizzarlo, come se nulla fosse mai cambiato, quando sappiamo bene tutti che non sia la verità. È cambiato tutto. Oggi siamo liberi, per lo meno sulla carta, ma non sappiamo più amare in primis il nostro Paese. Quando qualcuno ha deciso che il rispetto e l’amore per il prossimo, che passano necessariamente per l’educazione, per gli ideali di un’Italia che è stata grandiosa e continua ad esserlo, fossero sacrificabili in nome di una guerra a suon di ideologie, abbiamo perso. Tutti. Conosco persone straordinarie, di sinistra, di destra, indecise, politici, giornalisti, operai, imprenditori, che sono ancora questo: amore per ciò che fanno e per il prossimo. Persone che sanno amare. Queste persone solitamente fanno molta più fatica delle altre, perché intorno ce ne sono altre che pensano sempre di sapere quale debba essere la posizione giusta, la battaglia giusta, da combattere con ogni arma e vincere ad ogni costo. Io è per queste persone che tifo, che sono sicuramente la maggioranza ma sono state convinte di essere in poche e spesso costrette in un angolo. Quando queste persone riusciranno a credere di poter cambiare le cose nuovamente, e coraggiosamente riusciranno laddove spesso gli viene impedito, allora sarà davvero la festa della Liberazione.

#buonnon25aprile

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