Alitalia, il primo giorno tra le nuvole

Era un volo Alitalia quello su cui si imbarcò mia madre nel 1959, quando dall’Africa venne in Italia per trascorrere le vacanze estive, per la prima volta. Era un volo Alitalia quello che presi io a dieci anni, per andare a visitare la sua terra natia, e sempre della compagnia di bandiera che da oggi ha smesso di volare, era l’aereo su cui salii a tre anni, direzione Spagna. L’emozione del primo volo è qualcosa di indimenticabile, e seppur ne serbi vaghi ricordi, di ogni viaggio che ho avuto la fortuna di fare in tante parti del mondo, porto con me il sussulto della partenza, le orecchie tappate, l’ebrezza delle nuvole fuori dal finestrino…

Una volta servivano piatti caldi molto caserecci e persino le uova. Indimenticabili le uova al tegamino dopo sei ore di volo diretta in India, a dodici anni. Da qualche parte, in un vecchio baule, credo di conservare ancora i gadget che Alitalia dava ai piccoli passeggeri durante i voli più lunghi. Modellini, album da colorare, scatole di cartone da montare, così come la visita alla cabina di pilotaggio, cosa che oggi non è più consentita. Tantissimi hanno detto molto, tanto, tutto e forse troppo, sulla fine di questa compagnia aerea, perciò io voglio solo celebrarne il ricordo, il sogno del viaggio, così come il primo colloquio che mia mamma, tre lingue parlate perfettamente, fece negli anni ’70 per diventare hostess, carriera che poi non scelse di intraprendere. Le cose cambiano, alcune imprese falliscono, ma questo non significa gettare alle ortiche tutto ciò che è stato, al netto delle difficoltà dei lavoratori che sono tutt’altra storia. Oggi penso, con un pizzico di nostalgia per il tempo che cambia, che mia figlia, che a causa del Covid non ha mai volato, non salirà su un aereo AZ ma su uno di quelli della neonata ITA.

Ciao Alitalia.

Valentina Rigano

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