Atleta Afgana morta, è stata decapitata dai Talebani?

È morta decapitata per mano dei talebani perché faceva sport a viso scoperto, o si è tolta la vita pur di non finire nelle loro mani? È giallo sulla morte di una giocatrice della nazionale giovanile di pallavolo dell’Afghanistan, Mahjubin Hakimi, su cui nelle ultime ore la stampa internazionale non è univoca. A far partire la notizia, poi ripresa anche dalla nostra stampa nazionale, è stato il “Persian Independent”, al quale sarebbe arrivata la confessione di una delle allenatrici della giovane, intervistata sotto falso nome per motivi di sicurezza. Secondo le sue dichiarazioni l’atleta sarebbe stata uccisa all’inizio del mese, per la precisione decapitata perché faceva sport senza indossare l’hijab. Solo due sue compagne di squadra sono riuscite a fuggire all’estero, mentre le altre si sono dovute nascondere per evitare conseguenze.

 

Di diverso avviso è però il direttore di una testata Afgana, secondo cui la giovane sarebbe invece morta ad agosto in circostanze misteriose, il quale sostiene di aver visto il certificato di morte della ragazza, datato 13 agosto, due giorni prima dell’arrivo dei miliziani. Forse un tentativo di sminuire la violenza dei talebani?

Non è però il solo. Stessa versione data Miraqa Popal, ex editore capo dell’emittente nazionale Tolo News, ora rifugiato in Albania, su Twitter. “Si è uccisa dieci giorni prima della presa del potere talebana”, ha scritto.

 

La nostra opinione

Che sia stata una fredda lama “dimostrativa” o la paura di finire nelle mani di misogini assassini, non cambia poi molto. Mahjubin è morta perché il paese che aveva conosciuto, che con fatica e lentamente stava vedendo cambiare, è finito di colpo. La sua strada verso l’affermazione, la libertà di donna, è stata bruscamente interrotta dalla falce di un passato che non vuole le donne libere, dentro e fuori gli abiti. Ad ucciderla saranno stati sempre comunque i talebani, e chi ha permesso loro, oggi, di avere ancora questo potere.

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