Memoria: le scelte di chi cambia il nostro destino

La famiglia di mio nonno, materno, arrivò in Egitto quando lui non era ancora nato. Cambiarono quasi tutti nome. Abramo era un mio zio, Emma, la mia bisnonna, e gli altri fratelli erano ebrei e avevano vissuto in Spagna. Prima? Sarà una lunga ricerca.

Si rifugiarono in Egitto, come tanti altri da ogni parte del mondo. Mio nonno nacque lì, dove crebbe con solidi principi e un carattere davvero forte. A 14 anni rimase orfano di padre, ed essendo il maggiore fu lui a doversi prendere carico della sua famiglia e di tutti i suoi fratelli, tra cui la piccola Emma che morì prematuramente. Già perché la mia bisnonna, probabilmente, aveva scelto con determinazione di non cancellare le proprie origini. Mio nonno quindi fu accolto dai frati che gli offrirono un lavoro, a patto che si convertisse, e così lui fece. Doveva sfamare la sua famiglia e ci riuscì. Forse fu un sacrificio davvero grande per lui, ma questo non lo sapremo mai. Incontró mia nonna, da quel che so origini austriache e serbo croate, che lei aveva 15 anni, lui lavorava per re Faruq e le dava lezioni di inglese. Mia nonna, che giocò a pallacanestro con Paratore, in Egitto era “capitana” delle giovani fasciste. Ricordo i suoi racconti, parlava di marce e canzoni, non c’era traccia della medesima ideologia tossica laggiù, e se anche ci sia stata lei neppure la prese in considerazione. Si innamorarono perdutamente e si sposarono. Neppure il tempo di festeggiare e nonno fu fatto prigioniero, e portato ad Al Fayed. Rimase lì quattro anni. Altri quattro anni e furono costretti a lasciare l’Egitto. A noi nipoti è stato raccontato che fu per la rivoluzione, ma forse aveva anche a che fare con l’astio che nel tempo si è sviluppato tra arabi ed ebrei. Dopo aver vissuto in altri paesi africani, mio nonno venne in Italia, suo fratello emigrò in Brasile. I miei zii laggiù conoscono da sempre la storia della famiglia, le origini di mio nonno. Lui, con noi, non ne ha mai parlato. Credo fosse troppo doloroso. Con me lo ha fatto mia nonna, anni fa, quando lui è scomparso. Oggi, guardando a noi con occhi diversi, penso che il fatto di aver chiamato mia madre, la prima figlia femmina, Liliana, non sia stato un caso.

Oggi ho voluto raccontare questa storia, quella della mia famiglia materna e che ancora sto lavorando per completare, per dire che ci sono tante storie diverse che affondano le radici in un passato che non è di un solo colore. Oggi voglio ricordare che l’odio e la sensazione di superiorità rispetto al prossimo, animano molte più persone di quel che si crede, che sono sempre sicure di essere dalla parte giusta e che tante volte la storia ha insegnato che sottovalutare è un errore. Oggi voglio ringraziare le stelle perché se la mia bisnonna avesse scelto l’Europa e non l’Africa, forse io oggi non esisterei.

Grazie meravigliosi nonni.

 

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