Afghanistan: università da “islamizzare” prima della riapertura

“L’islam non è solo per le femmine”. Lo ha dichiarato questa mattina tramite Twitter Mohammad Ashraf Ghairat, rettore dell’Università di Kabul, che ieri aveva spiegato sempre dal medesimo social media che “fin quando un vero ambiente islamico non sarà garantito per tutti, alle donne non sarà permesso di venire all’università o di lavorarci”, per poi chiudere con un “Islam first”.
Oggi ha precisato che le “università verranno aperte presto”, e che il lavoro di “creazione di un ambiente islamico, la separazione delle classi e l’islamizzazione del curriculum” è quasi terminato, e che “presto inviteremo i nostri studenti a frequentare le loro lezioni”.
Modernizzatisi nella comunicazione, i Talebani certamente si trovano davanti ad un paese diverso da quello di vent’anni fa, con le donne pronte a battagliare per non perdere quanto conquistato attraverso un duro e lungo processo di emancipazione, che però è ancora lontano dall’essere concluso. Lo dimostra la totale mancanza di apertura verso la possibilità di assegnare alle donne ruoli governativi di rilievo, la separazione delle classi, il costante richiamo alla religione quale scudo a scelte che vedrebbero le donne protagoniste della loro esistenza.
Sarà una battaglia dura, che forse solo le donne possono, alla fine, vincere. Questo non perchè siano migliori degli uomini, ma perchè hanno un gomitolo nello stomaco di motivi per farlo. L’emancipazione femminile passa dalla consapevolezza, dall’aver compreso di avere altre possibilità rispetto a quelle che sono state sempre prospettate dalle società patriarcali e basate su dettami religiosi discriminatori. E’ stato così anche in Occidente e probabilmente questo scontro di mentalità, in Afghanistan, alla lunga poterà ad un risultato. La consapevolezza delle donne afghane, e degli uomini che sono al loro fianco,  è forse l’unico risultato positivo di anni di scelte sbagliate o mancati obiettivi degli occidentali in quel paese.