Sei morti sul lavoro in un giorno: Cgil “non possiamo piangere altre vittime”

“Il Governo dia immediatamente seguito agli impegni assunti ieri. Non possiamo continuare a piangere ogni giorno vittime sul lavoro”.  Sono queste le parole scelte da Cgil Nazionale a seguito della morte di due operai deceduti in un deposito di azoto della sede dell’ospedale Humanitas nel Milanese, dipendenti però di una ditta esterna, e la tragica morte di un altro operaio caduto dall’impalcatura di un’officina meccanica nell’hinterland di Torino. Solo il 28 settembre sono state in totale sei le morti sul lavoro, una situazione insostenibile in un momento storico dove la sicurezza dovrebbe essere al primo posto, visti gli strumenti disponibili per applicare a dovere la normativa. 

“Si deve agire al più presto – si legge ancora nella nota della Confederazione guidata da Maurizio Landini – con un piano di assunzioni nell’Ispettorato del lavoro e nei servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro. Occorre prevedere un obbligo formativo per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Inoltre, le aziende appaltanti che non rispettano le norme sulla sicurezza devono essere escluse dalle gare di appalto”.

Madri, padri, mariti, figli, negli ultimi mesi abbiamo raccontato strazianti storie di morti che potevano essere evitate, con la consapevolezza di chi la sicurezza deve applicarla ma anche, forse, con la stessa consapevolezza per i lavoratori, rispetto al diritto di lavorare senza rischi e al dovere di preservare se stesso rispettando quelle stesse misure. Per questa ragione è necessario riflettere quando si parla di “incidenti sul lavoro”, perchè troppo spesso non sono incidenti.

E’ un incidente quando un dispositivo di sicurezza si inceppa per motivi ignoti ma la manutenzione è sempre stata fatta secondo le regole, quando non viene spento per risparmiare tempo o energia, quando tra lavoratore e capo esiste dialogo e rispetto delle esigenze e delle regole. Invece ci troviamo davanti a decine di casi, tra cui feriti che dovranno fare i conti con menomazioni o disabilità, così come alla faciloneria di chi spesso mette anche a rischio la propria vita senza ragionare abbastanza su ciò che sta facendo.

Come la cintura di sicurezza salva la vita in auto, così fa il caschetto omologato in fabbrica, la fune di sicurezza quando si sale sui tetti, le scarpe antinfortunistica per non scivolare e per reggere gli urti nei cantieri. Siamo noi i primi a dover rispettare la sicurezza, per noi stessi. Siamo noi tutti a dover segnalare anomalie quando ne vediamo una, anche se non ci riguarda direttamente. Lo dobbiamo a queste sei famiglie e a quelle di tutti gli altri.

Info Cgil

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