Trieste: bloccata protesta portuali, polemiche e politiche

Una protesta pacifica per esprimere il proprio dissenso in merito a scelte di Governo, è divenuto un vero e proprio blocco delle attività portuali a Trieste dove, in queste ore, il Governo ha deciso per l’intervento della forza pubblica per sgomberare i manifestanti e permettere la riapertura dello snodo commerciale. Per farlo ha utilizzato idranti e lacrimogeni.

L’iniziativa, promossa dai portuali di Trieste, è divenuta virale in quanto al sostegno delle migliaia di persone contrarie al Green Pass che, legittimamente, dovrebbero essere messe nelle condizioni di esprimere il loro pensiero. Il blocco del porto, contestuale allo sciopero, ha però permesso al Governo di utilizzare la forza pubblica. La reazione alle manifestazioni no Green Pass (da non confondere con No vax), è la stessa utilizzata in altri frangenti e per altre ragioni? Il confine tra repressione del diritto a manifestare sconfinato nell’interruzione di un pubblico servizio, e repressione di un preciso sentimento popolare che non vuole essere ascoltato, siamo certi non sia divenuta troppo sottile? A ognuno il proprio giudizio.

Seduti con le gambe incrociate, i gilet addosso, i portuali hanno subito impassibili la pioggia di acqua sparata dalla Polizia che, dal canto suo, ha invitato i presenti a disperdersi e porre fine al blocco portuale. Poco prima il leader del coordinamento dei portuali, Stefano Puzzer, si è dimesso dal suo ruolo di vicepresidente del Coordinamento lavoratori Portuali di Trieste, spiegando le sue ragioni in un lungo post su Facebook. “Ho dato le dimissioni, è giusto che io mi assuma le mie responsabilità – ha scritto – tra cui la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di Ottobre”. Poi ha continuato “tornerò a lavorare solo quando il green pass verrà ritirato, andrò a portare pizze piuttosto”, o da “dove non serve il green pass”.

I sindacati hanno reagito al presidio del porto di Trieste precisando che dove “le legittime manifestazioni di dissenso devono essere garantite”, non possono “impedire ad un porto e a una città di continuare a generare reddito e prospettive per il futuro”. Gli stessi sindacati hanno invitato i manifestanti a liberare il porto e a non esasperare la situazione.

Infine, l’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà, associazione di cittadini fondata dall’avvocato Erich Grimaldi, ha “condannato con fermezza la repressione esercitata dal Governo contro i manifestanti pacifici del porto di Trieste, utilizzando anche idranti e lacrimogeni”, ed ha “segnalato l’accaduto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e all’ONU, affinché indaghino il comportamento delle istituzioni italiane – ha comunicato tramite nota – onde garantire e rispettare i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione del popolo atti a difendere il rispetto dei principi costituzionali e del regolamento UE”. Infine UCDL sottolinea “la disparità di linee di azione decise dal Governo, rispetto a forme di protesta violenta, non da ultima quella relativa all’assalto della CIGL del 15 ottobre 2021, scelte basate su presupposti apparentemente più ideologici che di merito”.

LEGGI DI PIÙ