I Måneskin e l’incapacità italiana di ammettere il talento

I Måneskin stanno avendo successo “perché sono fluidi”, perché Damiano indossa le calze a rete ed è un frontman pazzesco? Sicuramente la band è composta da giovanissimi dalla forte personalità, ma ha successo perché sono bravi. Punto.

Vietato affermare che una band giovane italiana arrivi alle vette delle classifiche mondiali per meriti musicali e di spettacolo, in questa triste era del nostro paese, dove giovane non può fare pace con talento e successo. E così arrivano i commenti dei Gramellini, che analizzano al minuto le scelte di abbigliamento dei Måneskin in chiave assolutamente gender fluid, senza neppure spendere mezza parola sulla loro straordinaria musica che, piaccia o meno, è frutto di studio, impegno e anni di marciapiedi di Roma con il cappello poggiato a terra. Possibile che non si riesca ad esaltare un cocktail di fattori, di cui la musica è sicuramente quello preminente, senza volergli dare un’etichetta? Evidentemente no.

Si, la band si è schierata a favore del Ddl Zan, come tantissimi giovani animati dal desiderio di fare capire alle generazioni precedenti che i tempi sono cambiati, seppur nella loro buona fede non riescano a capire quanto sia sottile il confine tra alcune battaglie progressiste e la negazione di altri diritti precedentemente acquisiti, ma non sono solo questo. Ad X Factor sono esplosi perché erano bravi, con un sound a cui in Italia siamo poco abituati, che richiamano alla ricercatezza del passato non troppo lontano di gruppi Rock che hanno spopolato negli States perché lì il talento lo si premia, qui invece bisogna passare dalle lenti di ingrandimento di filosofi e sociologi prima di essere definiti bravi, mentre decine di trapprer volgari guadagnano a palate usando violenza verbale, con il bene placido di chi la chiama ribellione.

E invece questa band andrà lontano, aprirà il concerto dei Rolling Stones, volerà alto, e gli chi ci ricama su finirà con il puntersi il dito con quello stesso ago.

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I MÅNESKIN