Perquisiti “No G.P. aggressivi” con stampa. Solerzia per tutti?

Quattro decreti di perquisizione sono in corso a Milano, dalle prime luci dell’alba, emessi dalla Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano, coordinata dal pm Alberto Nobili, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti al movimento “NO GREEN PASS”, indagati con l’accusa di aver manifestato atteggiamenti prevaricatori nei confronti di due giornalisti, nel corso delle consuete manifestazioni milanesi del sabato, a quanto sostenuto dalle accuse impedendo loro l’esercizio del diritto/dovere di cronaca.

Ai quattro soggetti viene contestato il reato di “violenza privata aggravata”, poiché commessa nel corso di manifestazioni in luogo pubblico. Nel video si ascoltano i cori dei manifestanti a disprezzo dei cronisti, e alcune scene nelle quali gli stessi manifestanti tentano di mandarli via, accusandoli di essere “servi del potere”, con tanto di cori “giornalisti terroristi”.

Le manifestazioni in cui sono verificate le aggressioni sono quelle del 16, 23 e 30 e del 6 novembre, nei confronti di due giornalisti diversi.

La nostra opinione

Al fatto di essere o meno giornalisti dalla schiena dritta, volenterosi e non “comodi”, ognuno risponde alla propria coscienza. Detto ciò, la violenza e la prevaricazione non sono mai la soluzione, così come le accuse a caso a una categoria intera. Quello su cui mi permetto di soffermarmi però, è sulla disparità di trattamento. Ho seguito, nella mia carriera, diverse manifestazioni, per la maggior parte organizzate da centri sociali. “Puttana della Digos”, “cagna”, “non mi inquadrare la faccia che ti spacco la telecamera”, sono alcune delle pregevoli frasi che mi sono state dedicate. Almeno in una occasione sono stata letteralmente “prelevata” dai carabinieri, e messa al riparto, dopo essere stata accerchiata da un gruppo di giovani manifestanti “di spessore”, i quali dopo essersi messi in testa che fossi una poliziotta, come ci fosse qualcosa da vergognarsi, hanno iniziato a minacciarmi e spintonarmi, fino a che per poco non ho beccato una testata. Come mai tutta questa solerzia non è scattata? Ho sbagliato io e dovevo sporgere denuncia? Forse, anche perché anche a me in quell’occasione è stato impedito di fare il mio lavoro. Come mai nonostante i lanci di bottiglie, le vetrine sfondate, le auto ribaltate, ad altri danni ingenti alle attività commerciali, ad altri le manifestazioni nei centri storici non sono mai state vietate? Come mai ancora oggi non arriva l’esercito quando partono i rave party illeciti, tra droga e rischi sanitari? Come mai su di loro i cannoni di acqua no?

Come mai non se lo chiede nessun giornalista?

Ai posteri l’ardua sentenza. 

Valentina Rigano 

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