“Le cure domiciliari non esistono” e “un avvocato cosa c’entra”, ecco le risposte.

“Le cure domiciliari sono la soluzione, salvano tutti” e “le cure domiciliari non esistono, ci sono solo i Monoclonali”. Nessuna di queste due affermazioni é vera, ed é bene che chi fa informazione, chi indossa completi firmati prima di sedersi su prestigiose poltrone televisive, nello stringersi la cravatta al collo soffochi i propri opportunismi personali prima di parlare di questo argomento.

Le cure domiciliari sono un approccio terapeutico, prima di tutto, non un insieme di farmaci miracolosi o alternativi, a seconda delle sue visioni della questione.

Un approccio terapeutico, medico, che tanti e troppi medici hanno dimenticato di applicare durante questa emergenza, per paura o per non prendersi alccuna responsabilità.

I medici poi riuniti nel Comitato Cura Domiciliare, a partire dal marzo 2020, hanno fatto da soli ciò che ci si sarebbe aspettato facesse qualunque ministero in una condizione del genere. Hanno attivato una rete di contatti e confronti tra medicina di base e ospedaliera, italiana ed estera, per capire come poter supportare i malati che, per chi furbamente se lo fosse dimenticato, erano centinaia al giorno, con le ambulanze in coda e gli ospedali pieni, senza praticamente alcuna possibilità di effettuare tamponi, che erano introvabili. Allora sì che i dati erano errati, perché di morti in prima ondata il Covid ne ha certamente fatti migliaia e migliaia di più, tra cui centinaia di anziani soli, trovati morti in casa dopo giorni, di cui nessuno ha mai parlato perché le autopsie erano una chimera.

Dopo aver capito che per affrontare il Covid fosse necessario intervenire subito, e questo é accaduto grazie al costante scambio tra ospedalieri e medici che andavano a casa, e che utilizzavano subito alcuni dei farmaci usati in ospedale, il Comitato ha cercato, inutilmente e strenuamente, di dire al Ministero della Salute quanto fosse importante aprire al dialogo e al confronto. Niente, non é avvenuto nulla.

E poi sono iniziate le denigrazioni, le accuse, fatte senza essersi mai presi la briga di approfondire. Tra queste anche la frase davvero idiota di chi, tronfio, ha affermato “guidati da un avvocato, cosa c’entra un avvocato con la scienza?”… Ecco cosa c’entra. Erich Grimaldi, presidente del comitato, si é battuto per i diritti dei medici di prendersi cura dei loro pazienti, di non lasciarli a casa ad attendere “l’evoluzione dei sintomi”, così come suggerito dalle linee guida del Ministero che, seppur qualcuno continui a dire che siano state elaborate su base scientifica, non sono state altro che una reazione “contentino” alle continue proteste, in attesa che i super cervelloni concentrati sugli ospedali decidessero cosa fare, come muoversi, facendo passare mesi inutilmente.

Se le cure domiciliari non esistono, quindi, la pillola della Merk (messa a punto dopo due anni) é una bufala?

Gli studi che hanno dimostrato la necessità di aggredire la malattia entro i primi cinque giorni, sono una bufala? Grazie a Grimaldi, che proprio perché forte della bontà del lavoro dei medici ha sempre portato le loro istanze in Tribunale, i medici (sempre troppo pochi) hanno potuto curare i pazienti. Lo hanno fatto utilizzando farmaci approvati, modulati sul singolo caso, secondo la singola esigenza, e non imbottendo i pazienti come tacchini farciti come qualcuno vorrebbe far credere. Questo quando ancora i vaccini non esistevano, e da qui l’inutile tentativo di associare questi medici alla sigla “no vax”, su cui poi ci sarebbe da aprire tutto un capitolo a parte, perché se la gente ha avuto e ha paura di vaccinarsi, qualcuno ha fallito il suo compito.

Il resto dei medici, perché chi lo nega mente, non hanno agito e questa responsabilità qualcuno se la deve prendere, non loro evidentemente. Il Tar, di nuovo, ha dato ragione ai medici. Fa sorridere come all’occorrenza la magistratura diventi “ingerente in cose che non la riguardino”, per qualcuno…

Questa battaglia andava e va giocata in squadra, non tenendo in panchina i giocatori che in campo sono la prima barriera. E i telecronisti che hanno ignorato questa scelta tattica senza chiedere conto agli allenatori, hanno operato una analoga scelta di campo. Nonostante il fango, i fischi e le ammonizioni, i veri giocatori continuano a lottare.

Ai posteri l’ardua sentenza.

Valentina Rigano

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