Tar Lazio, lettera di un medico: liberi di scegliere

I medici possono nuovamente trattare i pazienti in scienza e coscienza: conferma del TAR Lazio

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio nella seduta del 7/12/21 (notificata il 15/01/2022) ha accolto in via il ricorso presentato da diversi sanitari , favorevoli alle cure domiciliari precoci per i pazienti ammalatisi di patologia da COVID-19, rappresentati dagli  Avvocati Erich Grimaldi e Valentina Piraino, contro il Ministero della Salute proponente, fin dalle prime battute della malattia della strategia “Tachipirina e vigile attesa”.

Dopo questa sentenza si restituisce ai sanitari la facoltà di trattare al meglio , fin dall’ inizio della malattia, i pazienti in scienza e coscienza.

Questa è una sentenza importantissima in quanto in un periodo storico in cui da decenni si è assistito ad una progressiva politicizzazione della Sanità , durante la quale i medici sono stati sempre più stati costretti a comportarsi nella loro attività professionali in base a protocolli e linee guida, non sempre basate su criteri scientifici ma spesso su base economico-politica, finalmente si ridà il giusto ruolo sanitario al medico che deve rispondere in primis alle esigenze del paziente in base al giuramento di Ippocrate e nel solo interesse di preservarne la salute e la vita.

I sanitari che hanno contribuito a questo documento si sono ritrovati loro sponte più di un anno fa per confrontare le esperienze nel campo della terapia precoce dei pazienti COVID-19 e pur provenendo da diverse realtà (prof A. Capucci con esperienza nelle Marche e Romagna, Dott.ssa P. Varese nel distretto di Ovada, Dr A. Mangiagalli nell’ area Milanese, Prof L. Cavanna a Piacenza) scoprirono sorprendentemente dati assolutamente confrontabili e cioè che solamente il 5% dei loro pazienti, curati a domicilio al primo insorgere della patologia con i comuni farmaci in commercio, erano ospedalizzati e di questi meno del 1% finiva nei reparti intensivi. Questi risultati , ripeto provenienti da realtà differenti e relate a tempistiche contemporanee, hanno dato grande forza al gruppo nel perseguire una politica sanitaria derivante da dati raccolti nella pratica clinica e non da teorie elaborate a tavolino e mai modificate (tipo tachipirina e vigile attesa) malgrado il disastroso evolversi della patologia. Anche leggendo le recenti note AIFA del 14/12/21 si vede come farmaci utilissimi nella fase acuta quali antibiotici, eparina a basso perso molecolare e idrossiclorochina non siano a ancora oggi raccomandati.

Nel frattempo erano già uscite diverse raccomandazioni favorevoli ad interventi precoci derivanti da esperienze Italiane (MRE press P. Nardelli et al Crying wolf in time of Corona:the strange case of Ivermectin and Hydroxychloroquine. Is the fear of failure withholding potential life-saving treatment from clinical use? 12/03/21) e straniere ( Am J Med vol 134(1)Jan 2021) dove nella tabella 1 è riportato un algoritmo di intervento precoce con diverse sostanze in commercio; quindi ben lontano dall’inutile “tachipirina e vigile attesa”.

Ora una domanda ci si dovrebbe porre: quante persone avrebbero avuto un esito diverso della malattia, anche prima delle vaccinazioni, con un atteggiamento più responsabile che avesse lasciato ai medici la possibilità di intervenire sui pazienti secondo la loro conoscenza medica? Bisognerebbe ora iniziare, con i dati disponibili, a rispondere a questa domanda , nel frattempo cambiando strategia di approccio medico di 180°.

Alessandro Capucci

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