Una donna in valigia, ecco perché serve la riforma della Giustizia

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, pusher nigeriano di 32 anni, il quale ha ucciso Pamela Mastropietro, 18 enne romana, per poi farla a pezzi e chiudere i suoi resti in due trolley. Una sentenza che ha un “però”, dato che il processo sulla violenza sessuale subita dalla giovane, dello stesso Oseghale, va rifatto da capo. Una aggravante che, qualora il 32 enne dovesse essere assolto, potrebbe incidere sulla condanna definitiva.

In questa vicenda si parla di Omicidio e stupro, i due reati più gravi che l’essere umano possa commettere, in questo caso animati da crudeltà e desiderio di farla franca. La storia di Pamela, vittima di esseri spregiudicati, malvagi, spalanca le porte al senso di Giustizia che nel nostro paese si é perso.

Non si parla di una lite degenerata, di una spinta che ha provocato la morte di qualcuno senza che l’autore lo volesse, di un incidente. Si tratta della scelta fatta da chi non ha avuto rispetto per una giovane donna, trattandola come un oggetto, e che poi ha deciso chiaramente di toglierle la vita e disfarsi dei suoi resti per farla franca, come nulla fosse accaduto, cancellandola dalla faccia della terra.

Questo tipo di reato, l’omicidio volontario aggravato, non dovrebbe avere alcun verdetto modificabile, non dovrebbe prevedere alcuna attenuante o aggravante, perché l’ergastolo dovrebbe essere l’unica pena possibile, senza alcuna riduzione o futuro alleggerimento.

Lo stupro dovrebbe incidere si, a tramutare la condanna in doppio ergastolo. La violenza sessuale dovrebbe prevedere l’ergastolo come pena, perché di fatto é l’omicidio della volontà di una donna. Come mai le condanne per stupro sono ancora così basse? Perché le leggi sono scritte da uomini, storicamente.

La riforma della Giustizia deve prevedere una rivalutazione dei diritti delle vittime, pensare a cosa loro é stato tolto, per elaborare una condanna corretta, oltre a preservare altre possibili vittime di futuri crimini violenti da parte dei medesimi criminali.

Oggi la Giustizia si basa sul minimo di pena, nell’ottica del perdono e della riabilitazione. Quanti di coloro che compiono crimini così efferati vogliono davvero ravvedersi? Quanti lo fanno? Perché dare loro sempre e costantemente il beneficio del dubbio, mettendo in pericolo la vita di chi vive rispettando la legge ma, ancora prima, la vita degli altri?

Non ho trovato una risposta a questa domanda, quando invece la rabbia di chi chiede Giustizia é sempre più forte.

Questo vale ancora di più quando si tratta di donne. Bersaglio da sempre di attacchi sessuali e sessisti, di pregiudizi, di pressioni per ciò che dovrebbero o non dovrebbero essere, dire, fare, indossare o rappresentare.

É ora di cambiare solfa, perché nessuna donna deve più finire chiusa in una valigia, né fisicamente né metaforicamente.

La Giustizia deve essere tale, deve proteggere le brave persone da coloro che non hanno rispetto per la vita umana. La Giustizia deve impedire alle donne di continuare a subire violenze senza prendersi la briga di capirne le ripercussioni che queste violenze hanno, su una donna.

Ci vuole la certezza della pena. Punto.

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