La stretta sull’informazione, i magistrati decidono cosa e quando finisce sui giornali

Un’arma pericolosa che non risolve il problema, anzi

La presunzione di innocenza e il diritto di cronaca spesso stridono, si scontrano, si respingono, dove chi scrive non ha evidentemente la capacità di soppesare i fatti, le precise connotazioni giudiziarie di una vicenda e di conseguenza non sa calibrare quanto e come di un determinato fatto vada raccontato. Invece di pretendere che ciò accada, invece di lavorare con l’Ordine dei Giornalisti, a seguito delle disposizioni della ministra della Giustizia Cartabia che hanno completamente riassestato il confine tra diritto e censura, accentrando nelle Procure la decisione su cosa, come e quanto debba essere raccontato di un crimine, in alcuni uffici giudiziari, in primis la Procura di Torino, la stretta è ancora ulteriore.

Ne ha parlato per primo il quotidiano “La Stampa”, ieri, con un coraggioso articolo che ha solo l’obiettivo di far aprire gli occhi su quello che rischia di divenire un vero e proprio imbuto per la trasparenza dell’informazione ai cittadini. È evidente che, negli anni, testimone la meravigliosa inchiesta sul delitto di Garlasco realizzata da Alessandro De Giuseppe per “Le IENE”, che vi consiglio di guardare attentamente, la tentazione di sbattere “il mostro” in prima pagina è divenuta per molte testate una prassi. Una consuetudine errata, imprecisa, segno di quel giornalismo approssimativo che andrebbe spazzato via dalla selezione e dalle regole, ma quelle interne alle redazioni però. Invece no, la nostra ministra ha deciso che le fonti giornalistiche esterne alla Procura, quando si tratta di presunzione di delitto, indagini in corso, non possano più esistere. Ergo, la divulgazione di notizie di indagini, come richiesto dal Consiglio europeo che non vuole veder dipinti gli accusati come colpevoli, si è tradotto in una vera e propria lentezza nelle conferme riguardo le notizie su un determinato crimine, e un eccessivo potere della magistratura, anzi del Procuratore, nello scegliere quali notizie dare e quali no. A Torino, addirittura, questa disposizione del Ministero della Giustizia è stato addirittura esasperata. Infatti il Procuratore della Repubblica, dalle nuove disposizioni, autorizza “il rilascio di informazioni quando è strettamente necessario per la prosecuzione delle indagini”, si legge nel documento, o in presenza di “altre specifiche ragioni di interesse pubblico” che lui stesso (o lei in questo caso) però decide. Quindi il vertice della Procura sceglie cosa sia importante per i cittadini e cosa non lo sia, quale politico accusato debba finire in prima pagina e quale no, alla faccia del democratico diritto di cronaca e informazione. Alla faccia della democrazia.

A Torino, addirittura, questa stretta arriva anche sui così detti “arresti in flagranza di reato”, perché non è necessario divulgarli a scopo di indagine. Per fare un esempio, uno stupratore o un trafficante di droga o esseri umani arrestato nel momento in cui sta commettendo il reato o nel lasso di tempo che consente l’arresto in flagranza, non verrà più divulgato?

Come avviene la diffusione? Attraverso note della Procura o con conferenze stampa, il che significa tempi biblici per ottenere informazioni precise e puntuali.

Sapete cosa sta già succedendo? Che chi ha sempre lavorato con superficialità, chi non ritiene di dover essere preciso sin dal primo momento, “tanto sull’online si può modificare”, lo fa ancora di più. Notizie lanciate senza conferme né precisazioni, che chi lavora seriamente deve rincorrere sperando in una risposta al telefono che, molto spesso, arriva solamente dopo ore.

Oltre alla difficoltà pratica di svolgere il lavoro, mi domando quanto sia eticamente accettabile che una sola persona possa decidere quali notizie debbano essere di interesse pubblico e quali no. Con quale titolo un magistrato interpreta la “notiziabilità” di una storia? Siamo certi, ed è la cosa più importante, che questa modalità non rischi di diventare poi, sotto elezioni, una pericolosa arma di seduzione per gli elettori, secondo le pance dei magistrati? Non sto condannando, sto solo elencando degli indizi, la sentenza la lascio a voi.

RESTA AGGIORNATO

SEGUICI: IG