Apre domani, martedì 4 ottobre, nelle sale di Palazzo Reale la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese.
La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa in collaborazione con Madeinart, è curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech.
Oltre 400 sono le opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero. Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid.
L’immensa vastità di temi e sperimentazioni dell’opera di Ernst si estende lungo settant’anni di storia del XX secolo, tra Europa e Stati Uniti, sfuggendo costantemente a una qualsivoglia definizione. Pictor doctus, profondo conoscitore e visionario interprete della storia dell’arte, della filosofia, della scienza e dell’alchimia, Max Ernst viene presentato in questo contesto quale umanista in senso neorinascimentale. Se infatti André Chastel affermava di rinvenire in Ernst una sorta di “reincarnazione di quegli autori renani di diavolerie tipo Bosch”, Marcel Duchamp vi rintracciava “un inventario completo delle diverse epoche del Surrealismo”.
Al piano nobile di Palazzo Reale i visitatori potranno immergersi in un itinerario che ripercorre l’avventurosa parabola creativa dell’artista, segnata dai grandi avvenimenti storici del XX secolo e costellata di amori straordinari, nonché di amicizie illustri. Il percorso narra le vicende biografiche di Ernst raggruppandole in quattro grandi periodi, a loro volta suddivisi in nove sale tematiche che dischiudono approcci interdisciplinari alla sua arte.
Le Sale e i percorsi
Le prime due sale accompagnano la prima parte della biografia di Ernst, gli anni dell’infanzia e della formazione in Germania (1891-1921), fonti di memoria e ispirazione per tutta la vita dell’artista; la Grande Guerra, combattuta in prima persona ed equiparata a un periodo di morte; la risurrezione, il ritorno alla vita, il matrimonio e la nascita del figlio Jimmy, l’avvento rivoluzionario di Dada e l’invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. La seconda parte della biografia, che riguarda gli anni 1922-1940 vissuti in Francia, occupa le due sale successive.
Tra le opere presenti nelle prime quattro sale troviamo “Crocifisso” (1914), “Fiat Modes Pereat Ars” (1919), “I Cormorani” (1920), “Les Malheurs des Immortels” (1922, nell’unica edizione acquarellata), i frammenti della casa di “Eaubonne” (1923), “Il bacio” (1927), “Una notte d’amore” (1927), “Gli uomini non ne sapranno nulla” (1927).
La mostra prosegue cronologicamente raccontando gli anni successivi trascorsi da Ernst a Parigi e in Francia, l’affermarsi del Surrealismo, il secondo matrimonio con Marie-Berte e poi l’amore con Leonora Carrington, le amicizie profonde, gli scambi e le collaborazioni con tanti protagonisti delle avanguardie, i viaggi e le sperimentazioni, l’avvento della Seconda Guerra, la prigionia da “artista degenerato” ricercato dai nazisti.
L’esilio negli Stati Uniti, organizzato grazie al supporto del figlio Jimmy e soprattutto di Peggy Guggenheim, che l’artista sposerà per un breve periodo, introduce alla sezione dedicata all’America (1941-1952). L’inserimento nella scena internazionale di New York, il grande amore e poi il matrimonio con Dorothea Tanning, il trasferimento a Sedona, in Arizona, nella casa costruita e decorata dagli artisti, introducono alle successive sale in cui emerge in particolare il ruolo che la natura e il paesaggio ricoprono nell’invenzione di tecniche (frottage, grattage, decalcomania e dripping), nella creazione di filoni del fantastico e del meraviglioso, che investono anche la scultura e l’oreficeria. Tra le opere presenti in queste sezioni, “Histoire Naturelle” (1925), “Monumento agli uccelli” (1927), “Giovani in atteggiamenti pietrificat” (1927), “La foresta” (1927-28), “Uccello-testa (1934-35), “Un orecchio prestato” (1935), La città intera” (1936-37), “Un tessuto di menzogne” (1959), “La festa a Seillans” (1964).
Il ritorno in Europa di Ernst (1953-1976) è raccontato nella sezione “Memoria e Meraviglia”, che raccoglie opere dei diversi decenni e illustra come la storia e il ritorno dell’antico diventino fonti d’ispirazione e oggetto dell’arte meravigliosa di Ernst. Tra le opere presentate: “Pietà o La rivoluzione la notte” (1923), “L’antipapa (ca.1941), “L’angelo del focolare” (1937), “Sogno e rivoluzione” (1945-’46), “Progetto per un monumento a Leonardo da Vinci” (1957), “Tra le strade di Atene (1960), “Hölderlin, Poemi” (1961), “Il Romanticismo” (1964), “Ritratto di un antenato” (1974).
L’ultima sala, intitolata “Cosmo e crittografie”, ha lo sguardo rivolto alle stelle. Negli anni che precedono lo sbarco dell’uomo sulla Luna, arte e scienza dialogano infatti nelle opere di Ernst, dischiudendo sguardi inediti sul cosmo. Opere, libri e cinema introducono alle straordinarie scritture segrete dell’artista, a quelle crittografie che si spingono oltre ai linguaggi codificati.
Tra le opere esposte: “Il mondo dei naives” (1965), “Il mondo dei confusi. Rifiuto assoluto di vivere come un tachiste” (1965), “Nascita di una galassia” (1969), “Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia” (1964).
Una serie di eventi collaterali animeranno i mesi di apertura della mostra, tra questi la rassegna cinematografica su Max Ernst realizzata in collaborazione con il MIC, Fondazione Cineteca Italiana.
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Info su palazzorealemilano.it