Il ‘Pfizergate’: Von der Leyen, il marito e il Pnrr

 «Il fatto che il marito della presidente della Commissione Europea tragga profitto grazie ai fondi stanziati dalla stessa Commissione, è disdicevole, ho appena mandato alla chair della Commissione Covid questa lettera, chiedendo l’audizione pubblica di Ursula Von Der Leyen per chiarire tutti gli aspetti oscuri del Pfizergate». Queste le parole, racchiuse in un tweet, dell’eurodeputata Francesca Donato, che ha sollevato la vicenda finanziamenti, Pnrr, vaccini e conflitto di interessi, per la presunta commistione tra le farmaceutiche, finanziamenti europei e il marito della Presidente della Commissione Europea, che lavora proprio per una società che si occupa di sperimentazione e tecnologie per i vaccini. La questione, però ha origini molto più “antiche”, e oggi è necessario fare chiarezza, anche se è difficile credere che vi saranno davvero risposte certe in un prossimo futuro, tanto che è stata aperta un’indagine della Procura Europea sulle trattative per l’acquisto di vaccini.

I fatti e i conseguenti dubbi

A Padova arriveranno circa 320 milioni di fondi del Pnrr per la ricerca su terapie geniche a Rna, dove è stato costituito il ‘Centro Nazionale di Ricerca e Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA’. Heiko von der Leyen, consorte di Ursula, è dirigente medico della Orgenesis (dove è anche inserito nel “consiglio di vigilanza”, quindi con potere di stabilire il budget), multinazionale del settore medicale entrata nel progetto dell’Università di Padova e che quindi beneficerà del finanziamento multimilionario per la ricerca in ambito di terapie geniche, insieme a Pfizer, Biontech e Astrazeneca (ecco l’atto costitutivo).

Nel recente passato, sotto la lente di ingrandimento erano anche finiti gli sms scambiati tra Von der Leyen e il numero uno di Pfizer, Albert Bourla, relativi trattative da 1,8 miliardi di dosi di vaccini, grazie al quotidiano americano New York Times, su cui la Procura Europea ha aperto un’inchiesta considerando “l’interesse pubblico estremamente elevato” della vicenda. Dopo vari tentennamenti nel rispondere alla richiesta di rendere pubblici questi fantomatici sms, la Commissione Europea rivelò di non riuscire più a trovare quei famosi sms. Ora la Procura Europea, organismo indipendente e responsabile di indagini su reati finanziari, dovrà ricostruire l’intera vicenda, partendo dalla Relazione speciale della Corte dei conti Ue sull’approvvigionamento dei vaccini anti-Covid 19 nell’Ue. Cinquantaquattro pagine sulla gestione dei fondi europei, impiegati tra il 2020 e il 2021 per comperare circa 4,6 miliari di dosi di vaccini, per un totale di 71 miliari di euro, in media 10 dosi di vaccino per ogni cittadino europeo. Prima della lista nelle vendite è stata Pfizer-Biontech, di cui ricordiamo i famosi contratti pieni di righe oscurate, sempre grazie ad accordi presi in sede di contrattazione. Questa contrattazione, dovrà accertare la Procura Europea, è davvero stata portata avanti personalmente da Von der Leyen da sola, via sms? I messaggi divenuti oggetto di inchiesta, sono davvero spariti?

Come funzionano gli enti regolatori UE e Italiani

“Per il 2022, il budget totale dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ammonta a 417,5 milioni di euro. Circa l’86% del budget dell’Agenzia deriva da tasse e oneri e il 13% dal contributo dell’Unione Europea (UE) per questioni di salute pubblica e meno dell’1% da altre fonti”. È quanto viene citato dalla stessa EMA sulla nel capitolo relativo ai finanziamenti, ovvero che l’86% dei suo finanziamenti derivino dalla “canoni ed oneri riscossi per i servizi di regolazione”, in parole povere dalle farmaceutiche che pagano per ottenere la validazione di farmaci. Il direttore di Ema viene scelto dalla Commissione Europea, sulla carta in realtà dal Consiglio di Amministrazione di Ema, su proposta della Commissione.

Arriviamo ora in Italia. Per AIFA, l’Agenzia italiana del Farmaco, i vertici vengono designati dal Ministro dell’Economia, quello della Salute e dalla Conferenza Stato-Regioni, quindi dalla Politica. AIFA ha ingerenza su tutte le politiche farmacologiche del nostro Paese, e durante la Pandemia ne abbiamo avuto un saggio.

La mia opinione

Tanti punti di domanda, a tratti silenzi difficili da colmare, sono quelli che affollano certamente la mente di molti nell’apprendere quanto la politica, italiana ed europea, sia interconnessa con le scelte che abbiamo a tratti subito in questi ultimi anni. Per tirare le somme bisognerà attendere la fine delle verifiche della Procura Europea, ma i dubbi sono leciti da esprimere (si spera).

È consentito che la presidente della Commissione Europea abbia preso accordi per gli acquisti di vaccini fabbricati con determinate tecnologie sulle quali lavora suo marito? Lo stabilirà la Procura Europea, ma di certo non lo trovo opportuno. È normale che una tale trattativa avvenga in privato? È normale che quei contratti siano stati occultati? Se tutto confermato, a mio avviso no. E, ancora, è consono che il marito della Presidente della Commissione Europea lavori in una società che percepisce milioni di euro di finanziamenti europei? Lascio a voi la considerazione.

È normale che gli organi di vigilanza ricevano soldi direttamente dalle farmaceutiche? Io lo trovo totalmente sbagliato, così come trovo evidentemente sbagliato che a scegliere i vertici della nostra AIFA sia la politica, perché quando quella stessa politica opera delle scelte non corrette, quei dirigenti come possono pubblicamente ammetterlo? Su questo punto, vi garantisco personalmente, la difficoltà è stata accertata da me. 

Nei mesi scorsi, fin da quando la vicenda spese e vaccini ha preso piede, diversi (me compresa) hanno sollevato dubbi, chiesto trasparenza e chiarezza, ma è sempre stato impossibile riuscire a non passare per complottisti o bugiardi, fabbricatori di Fake News. Evidentemente però, la nota stonata, ricordo il bellissimo servizio di Report, vari esposti alla Corte dei Conti tra cui uno dei primi presentato dal Comitato Cura Domiciliare Covid-19 sull’acquisto dei vaccini, è risuonata così forte da imporre un controllo.

Parlare alla nazione, all’Europa, di necessità, di obblighi, di verità, sulla necessità di vaccinarsi, poteva essere accettabile (ma non condivisibile) da chi non aveva e non ha neppure un appiglio per far pensare male, e non è questo il caso. Quando ci sono di mezzo miliardi, ricerca, rischi, anche qualora alla base ci fosse il desiderio di veder progredire la medicina, non si può utilizzare una posizione per spingere una determinata scelta dicendo che sia la migliore, quando nel mercato di quella scelta ci lavora chi abbiamo sposato, perché anche fosse vero questo ci rende poco credibili, soprattutto quando non lo si dice a chiare lettere. E che le cure non siano state considerate a dovere, quanto i vaccini, è dipeso da questo? Anzi, come possono costoro, oggi, affermare il contrario?

Ci meritiamo una politica nazionale e internazionale diversa, ci meritiamo trasparenza.

LEGGI il mio libro ‘LA RETE DEL CORAGGIO’

LEGGI L’inchiesta di Report