Gli affari della Francia in Africa, e la lezioncina non richiesta

 

Oro, uranio, petrolio, cacao, diamanti, gas, caffè, coltan e cobalto. Queste alcune delle ricchezze più preziose dell’Africa, che dovrebbero vedere il continente leader economico globale da decenni, e che invece ancora oggi viene sfruttata da chi continua ad alzare la voce in tema di immigrazione.

Sono ben 14 i Paesi africani sotto il controllo della Francia, grazie al CFA, ovvero la moneta imposta alle colonie francesi a partire dal 1945, e che li obbliga a versare nelle casse del croissant il 50% dei loro ricavi. Non solo, la patria della nouvelle cousine e della Gioconda (italianissima ma la trattano come fosse loro), riceve quindi circa 500 miliardi l’anno dalle tasche dei Paesi africani, con anche un medievale privilegio stile “ius primae noctis”, grazie al quale ha la prelazione per diritto sull’acquisto di ogni risorsa naturale delle sue “ex” colonie, oggi bonariamente definite “comunità finanziaria africana”, così da tentare di far dimenticare la denominazione precedente.

Quindi circa 160 milioni di persone, tra Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo, rispondono direttamente all’economia francese. Secondo il governo francese, la CFA protegge i paesi africani membri dalla svalutazione della moneta, e garantisce loro un intervento militare francese qualora necessario. Chi lo decide però, per chi o per cosa sia necessario? Sempre la Francia ovviamente.

Un accordo di questo tipo ha innegabilmente ostacolato e compresso le potenzialità di sviluppo e autonomia di questi Stati negli ultimi 70 anni. Le materie prime, le risorse di cui sono dotati, di fatto è come se non gli appartenessero.

Ora, chi viene a farci lezioni in tema di immigrazione? La Francia? Siamo seri. Qui nessuno può e deve fare lezioni a nessuno. La realtà è che una gran parte dell’Europa non vuole veder crescere l’Africa, non vuole la sua autorealizzazione, tramite una cooperazione di sviluppo seria, attraverso investimenti in istruzione, strutture, impianti produttivi, che so magari in cambio di risorse questo si, con il preciso obiettivo di vedere questo meraviglioso continente sbocciare. Troppi i guadagni in ballo, per coloro che oggi vestono i panni dei maestrini, dei benefattori, quando degli africani non gliene frega proprio niente.

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