Come scriviamo ci definisce killer o vittime? Lo spiega Candida Livatino

Intervista di Rossella Biason

Scrittura e personalità, un binomio assolutamente da non sottovalutare. A dimostrarlo è il contenuto di “GRAFOLOGIA E CRIMINOLOGIA, killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura”, edito da Mursia, il quinto libro fresco di stampa della giornalista e perito Grafologo Candida Livatino. Specializzata in analisi della scrittura, nei disegni dell’età evolutiva e nella valutazione grafologica finalizzata alla selezione del personale, Candida Livatino è iscritta all’Associazione Grafologica Italiana.

Collabora con Mattino Cinque, Quarto Grado, Forum, Le Iene e con le testate giornalistiche del Gruppo Mediaset. Ha vinto il premio Barocco nel 2013 e il Premio Internazionale Bronzi di Riace nel 2019.

Non è la prima volta che intervisto Candida, di fatto la nostra non può essere considerata solo un’intervista, ma la definirei una bella chiacchierata tra amiche, dove la mia curiosità non ha limiti. La scrittura infatti, nasconde molte sfaccettature del carattere, senza dare mai nulla per scontato, ma sarà proprio Candida a raccontarcelo.

Mi colpisce molto quando dici che la scrittura è come il DNA: unica e irripetibile.

La scrittura è come il DNA di ciascuno di noi ed è come l’impronta digitale: imparare a decodificarla aiuta noi stessi e gli altri. La scrittura serve anche a dare indicazioni sul nostro futuro professionale e sto parlando di risorse umane.

Torniamo però al tuo nuovo libro che tratta di una triste attualità: omicidi e femminicidi. Quando hai deciso di scriverlo?

Mi sono svegliata una notte e ho detto: qui devo fare qualcosa, devo far capire che ci sono dei segni che sono dei campanelli d’allarme, che ti fanno comprendere che la persona ha qualche problema. Gli episodi di violenza che accadono ogni giorno, in particolare appunto i femminicidi, che sono purtroppo sempre più frequenti ed efferati, mi hanno indotta a dare un contributo dal punto di vista grafologico, per capire la personalità di chi li ha commessi e ovviamente per prevenirne altri. Quindi, attraverso l’analisi dei segni grafologici, si possono scoprire disturbi di personalità. La rabbia, il rancore, il senso di possesso, non sono altro che segnali evidenti di coloro che sono arrivati a uccidere la persona che dicevano tra virgolette di amare. Infatti il libro, è dedicato alle donne uccise, che credevano nell’amore.

Nel tuo libro troviamo i profili di noti personaggi, al centro di fatti di cronaca nera italiana.

Nel mio libro, ci sono veramente tanti nomi, sia italiani che stranieri. Per quanto riguarda gli italiani, troviamo Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, scomparsa all’improvviso, il cui corpo fu ritrovato sepolto sotto uno strato di fango il 18 ottobre 2014 a Isola d’Asti in Provincia di Torino. De Marco Antonio, reo confesso dell’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, i due fidanzati uccisi con 79 coltellate il 21 settembre 2020, nell’appartamento di via Montello a Lecce, che avevano condiviso con il loro assassino. Poi, Feher Norbert, conosciuto come Igor il Russo, serial killer serbo, autore di diversi delitti compiuti in Italia, oltre che protagonista di una serie di rapine di una violenza inaudita. C’è Danilo Restivo, un ragazzo apparentemente timido, legato alla morte di Elisa Claps, uccisa nel 1993 a soli 16 anni. Tra le tante calligrafie che ho analizzato, ricordo quella di Matteo Messina Denaro, recentemente scomparso ed esponente di spicco di Cosa nostra. Inoltre potrete trovare anche quella di Alessia Pifferi, madre della piccola Diana di 18 mesi, che lasciò completamente sola per sei giorni nell’appartamento di Milano dove vivevano, episodio che portò la bimba a morire di stenti.

C’è un capitolo dedicato anche alla grafia delle vittime.

Sì, ho pensato di dedicare un capitolo anche alle persone che hanno subito violenza, come le due giovanissime Yara Gambirasio e Sara Scazzi. La loro scrittura denota senza ombra di dubbio, una grande voglia di vivere, una forte curiosità verso il futuro: futuro a loro tristemente negato. Ho però anche evidenziato il disagio, la sofferenza e la tensione emotiva, che alcune donne stavano vivendo prima del tragico epilogo. Tra queste cito Sonia Ragusa, Stefania Formicola, Lidia Macchi Natascia Meatta e Palmina Martinelli. Vorrei ricordare che l’analisi grafologica, può costituire uno degli strumenti che servono a identificare i segni di un malessere. Di tutte le persone che compaiono nel libro, ho narrato la storia, la scrittura e il profilo di personalità in maniera assolutamente semplice, senza l’uso di termini tecnici.

Una curiosità: c’è qualcosa in comune nella scrittura dei responsabili di femminicidio?

Assolutamente . A prescindere dalla personalità e quant’altro, ci sono i segni della rabbia. Ti faccio degli esempi, che troverai nel libro. Tu immagina la grafia spigolosa, dove ci sono delle punte. Cosa denota questo? Ci sono delle accelerazioni e degli arresti, quindi c’è una rabbia, questo significa aggressività. Poi, c’è l’inclinazione verso il margine destro, tipico della persona che ha capacità manipolatorie. Ci tengo però a precisare una cosa: non è il singolo segno, ma il contesto nel quale si trova, perché il segno della rabbia, ce l’ha anche la persona che sta vivendo tantissima tensione dentro. Quindi ripeto: bisogna vedere in che contesto si trova. Il tremolio e stentatezze, ovviamente se è una persona anziana il caso è diverso, in quanto è normale che una persona non più giovane spesso non abbia la mano ferma. L’occupazione dello spazio nel foglio: il foglio rappresenta l’ambiente, quindi, come una persona si relaziona con l’ambiente. Se il soggetto occupa tutto il foglio, quindi, non lascia alcun spazio né a destra e né a sinistra, vuol dire che prova un senso di soffocamento nei confronti dell’ambiente in cui vive, tanto da provocargli confusione. C’è la dimensione enorme delle lettere, come il cosiddetto riccio della spavalderia, che denota un ego smisurato. Questi sono solo alcuni esempi che si trovano all’interno del mio libro, facilmente riscontrabili anche a un occhio non esperto, con tutti i facsimili a lato.

Può cambiare la scrittura di un autore di omicidio in caso di pentimento?

I segni cardine quelli permangono ovviamente, però ci sono i segni transitori, perché se veramente la persona si è pentita e ha trovato un suo equilibrio, posso capirlo dal fatto che, la scrittura si è posizionata sul rigo di base, è equilibrata e non vi è presenza di tremolio. Questo sta a significare che la persona ha trovato un suo equilibrio interiore. La scrittura non mente ed è in grado di dimostrare se una persona è realmente pentita. Cito una frase scritta nell’introduzione del mio ultimo libro: “I segni della scrittura sono espressione dell’anima: purtroppo in alcuni casi quella di un criminale, a volte addirittura di un assassino”. Questa è l’essenza del mio libro, la cui prefazione è curata dal Generale Luciano Garofano, che ringrazio tantissimo.

A tal proposito, ci tengo a riportare le sue parole: “Il vero pregio di questo libro, è da ricercarsi nella proposta davvero originale e accattivante che l’autrice offre ai lettori: quella di utilizzare la grafia come un valido e direi irrinunciabile strumento di indagine introspettiva, in grado di contribuire in misura determinante sia all’attività di prevenzione, relegata spesso a una politica educativa timida e sterile, sia a quella di contrasto della violenza di genere, in ausilio alle tecniche più classiche delle Forze di Polizia”.

Hai mai analizzato una scrittura così particolare da esserti rimasta impressa nella mente?

Ne dico una che potrà essere trovata nel mio precedente libro “Dagli scarabocchi alla firma”. Senza ombra di dubbio è quella di Pietro Pacciani (il mostro di Firenze N.d.R.), solo a guardarla stai male, perché ha scritto dappertutto, ha riempito l’intero foglio in modo soffocante. Il foglio rappresenta l’ambiente e quindi i margini sono importanti: il margine sinistro rappresenta il passato e il margine destro il futuro. Se tu quando inizi a scrivere ti stacchi dal lato sinistro, vuol dire che ti stacchi dal passato, dalla tua famiglia e vai verso la parte destra che è il futuro. Pacciani, ha occupato tutto il foglio, praticamente manca il respiro, come se i margini non ci fossero, col risultato di dare una sensazione di soffocamento. Comunque sono davvero tanti i casi che ho analizzato, dove ho riscontrato persone con problematiche evidenti. Quando arrivano spesso sono impeccabili, gentili, eleganti, si vestono in modo perfetto, sono curati, educati, poi iniziamo a scrivere e mi accorgo che sono esattamente l’opposto: indossano una maschera col tentativo di coprire le proprie debolezze, perché la scrittura ti mette a nudo, ti mette ai raggi x. Situazioni simili mi capitano spessissimo: la gente si maschera molto più spesso di quanto si possa credere. Per questo dico sempre che mi piace la scrittura brutta, rispetto a quella bella stilizzata, perché la brutta è buttata lì ed è la dimostrazione della veridicità di una persona.

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