Il Senato affossa il DDL Zan

Non passa dal Senato il disegno di legge di Alezzandro Zan contro l’omotransfobia, bloccando l’iter per l’approvazione dell’ormai noto “DDL Zan”.  Con 154 voti a favore, 131 i contrari e due astenuti, la votazione avvenuta a scrutinio segreto si è conclusa con un applauso.

Immediate le reazioni politiche, con Alessadro Zan tra i primi a commentare. “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il #ddlZan è il responsabile del voto di oggi al Senato”, ha detto Zan, “è stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”. Gli ha fatto eco Enrico Letta, segretario del Pd: “hanno voluto fermare il futuro” e “riportare l’Italia indietro, oggi hanno vinto loro e i loro inguacchi, al Senato, ma il Paese è da un’altra parte e presto si vedrà”.

Per Matteo Salvini, leader della Lega, è stata “punita l’arroganza di Letta” che “ha rifiutato ogni dialogo e ogni proposta di cambiamento arrivate dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo LGBT e femminista”, con il risultato del “DDL Zan bocciato, mesi e anni di discussioni inutili”.

Dello stesso avviso Giorgia Meloni, la quale definisce la proposta di legge “pessima”, contrastata da Fratelli d’Italia “con coerenza e nel merito fin dall’inizio”. Sul voto Meloni ha affermato si tratti di “una vittoria che non appartiene solo a noi ma anche a tutte le realtà, le associazioni, le famiglie e i cittadini che in questi mesi si sono battuti ad ogni livello per denunciare follie, contraddizioni e aspetti negativi di una follia firmata Pd-Cinquestelle di cui l’Italia non aveva alcun bisogno”.

Giuseppe Conte, amareggiato, afferma che sul DDL Zan si è registrato “un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale” e, stigmatizzando la reazione dell’aula ha aggiunto che “chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari”.

Lapidaria la reazione di Arcigay, il cui segretario Gabriele Piazzoni ha commentato quanto accaduto in Senato cosi: “i numeri della votazione con cui il Senato ha affossato questa mattina il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili, la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba”. Poi ha precisato che “la maggioranza con cui il Senato si è espresso, va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva, ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo”. Secondo Piazzoni quindi si tratta di una “responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile”.

ArciLesbica, una delle poche associazioni Lgbt ad esprimersi in maniera critica rispetto alla proposta di legge, finendo nel mirino di attacchi più o meno velati, atti vandalici e minacce, ha commentato la votazione con una lunga riflessione a firma della presidente Cristina Gramolini e del presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso: “quello che è avvenuto in Senato ha dell’incredibile e ha precise responsabilità”, hanno scritto sulla pagina Facebook, “sordi a qualsiasi rilievo e critica avanzati da oltre un anno da diverse aree progressiste e femministe, Pd, M5S e Leu hanno alimentato in Parlamento e nel paese uno scontro letale, che ha portato da una parte alla vittoria della destra omofoba e dall’altra non ascoltato i gruppi parlamentari e formazioni politiche che avevano proposto una mediazione alta, che poteva raccogliere un’ampia maggioranza”. Poi hanno continuato, “ora rimane che al netto dei proclami di ‘voler morire in battaglia’ le persone Lgbt davvero esposte alla violenza non hanno alcuna legge, anche a causa di un atteggiamento del movimento che ha invocato ‘o questa legga o nessuna legge’. Infine hanno aggiunto che “scaricare la responsabilità sulla destra, può essere consolatorio e buono per la propaganda, la verità è che chi aveva il compito di ottenere un risultato concreto ha preferito urlare nelle piazze e sui media, senza occuparsi di ricercare una soluzione concreta nell’aula del Senato, dove si doveva vincere”, sperando che “i proponimenti espressi da diversi senatori, di riprendere al più presto un dialogo per arrivare presto a un nuovo testo di legge, siano confermati, e che sia ancora possibile porre rimedio a ciò che è avvenuto oggi”, al netto del fatto che “chi ha condotto alla sconfitta in Parlamento dovrebbe politicamente trarne le conseguenze, è altrettanto evidente che si apre anche un problema sulla rappresentanza politica e sociale delle istanze Lgbt, ed è quindi, necessario lavorare per la costruzione di una rete alternativa, capace di impegnarsi sulle richieste concrete delle persone”.

La nostra opinione

Una legge che facesse da collante per la società, per superare le barriere di pensiero, la cultura dell’accettazione del diverso, dell’inclusività e del rispetto, era e resta fortemente necessaria. Non è però il caso del DDL Zan. Connotata politicamente in maniera oltremodo eccessiva, garantista di una autoaffermazione del sé rispetto al genere che avrebbe innescato, anche giuridicamente, una confusione inaccettabile, non poteva passare e non è passata. Ciò che deve essere libertà di scelte di vita, di realizzazione, di felicità, per ciascun essere umano che pretende libertà, non può ledere la libertà di vita e di pensiero altrui. Come al solito l’interesse partitico è andato oltre quello del reale obiettivo della legge, ovvero lottare contro l’omotransfobia. L’applauso no, non ci stava.

Con un lavoro di “squadra”, da destra a sinistra, si sarebbe potuto arrivare all’obiettivo? Noi crediamo di si. 

 

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