Vaccini e istituzioni, terza dose, studi e tensione sociale

La tensione sociale che si respira in questi mesi, a seguito della pandemia e relativamente a restrizioni, vaccini e farmaci per la cura del Coronavirus, ha raggiunto livelli che difficilmente abbiamo memoria di aver vissuto in altri momenti storici.

È  tutta colpa di coloro che si pongono scetticamente nei confronti della vaccinazione, delle misure di contenimento come il Green Pass, o vi sono responsabilità anche delle istituzioni e del mondo scientifico? L’approccio che hanno seguito i Governi di tutto il mondo, la fermezza con la quale si definiscono alcune prese di posizione, è davvero utile allo scopo? Le ricerche, gli studi, sono stati davvero coordinati in maniera da avere risposte univoche e produttive per mettere la popolazione al riparo da qualunque tipo di rischi? Non abbiamo evidentemente una risposta. Ascoltiamo però anche versioni differenti, da altri paesi nel mondo, per poterci fare un’idea su ciò che le istituzioni italiane dovrebbero a tutti noi, quale trasparenza nelle strategie decisionali e nella pianificazione delle risposte all’emergenza pandemica.

In questo video ascoltiamo il Senatore Rand Paul afferma che l’immunità naturale sia buona quanto quella da vaccino, e di fatto attacca il segretario dell’HHS Xavier Becerra, sostenendo che lui non voglia considerare gli studi scientifici a riguardo. Paul sostiene che sia un insulto dire a medici e infermieri che hanno curato i malati Covid senza sosta, che si sono ammalati e che sono sopravvissuti, che non possono più lavorare.

 

 

 Questo è un dialogo registrato al G20, dove si discute di passaporti vaccinali, delle raccomandazioni Oms sulla vaccinazione dei bambini, e si ironizza sull’origine del virus. 

La vaccinazione sarà necessaria, con cadenza per lo meno annuale, per tutti quei soggetti considerati “fragili”. È quanto emerge da diversi report che raccolgono i dati sulla durata dell’immunità nei vaccinati con doppia dose e nei soggetti guariti dalla malattia da oltre un anno, che lasciano però trasparire il forte e concreto pericolo che il Sars-Cov-2 diventerà endemico, così come l’influenza.

La problematica che si pone oggi, anticipata in un articolo da Repubblica nel giugno scorso, è relativa alla sicurezza di plurime vaccinazioni a RNA. Questo perché, seppur al momento non vi siano sperimentazioni conclusive sull’uomo, da quelle effettuate sugli animali plurime vaccinazioni a RNA non sarebbero accettabili, per lo meno per come la molecola è formulata oggi. Si tratterebbe, secondo letteratura preclinica, di possibile tossicità a seguito di applicazioni terapeutiche ripetute, anche quando la sequenza venisse modificata per aumentare l’efficacia del vaccino e per ridurne gli effetti immunotossici. Secondo Margaret Liu, accademica di Harvard, la stimolazione del sistema immunitario da parte del vaccino, vantaggioso per le prime dosi, potrebbe invece portare ad una riduzione dell’efficacia qualora la somministrazione fosse ripetuta. Per tale ragione è ovviamente necessario che sia disponibile una sperimentazione in questo senso. La abbiamo?

Peter Doshi, professore di Servizi sanitari farmaceutici ed esperto di sperimentazioni cliniche all’Università del Maryland, parla così della situazione emergenza e vaccini:

In un documento inviato a Repubblica, Pfizer ha risposto a determinati quesiti (lo potete leggere in originale qui), il 3 settembre scorso. “Il vaccino ad RNA non interagisce o modifica assolutamente il Dna umano”, spiega la società, “sulla sua efficacia o sicurezza i dati sono in sviluppo e verranno raccolti e certificati a due anni dall’inizio delle somministrazioni”. Relativamente alla terza dose, Pfizer ha esplicitato che “Comirnaty non è autorizzato per più di due somministrazioni, e che la società non consiglia il suo utilizzo fuori da quanto esplicitato nelle informazioni prescrittive”.

In base a quali studi quindi, si ritiene di effettuare la terza dose con il medesimo vaccino Rna utilizzato per le prime due? Se è vero che uno studio israeliano abbia evidenziato un sostanziale aumento di anticorpi con la terza dose, abbiamo studi che sconfessino il presunto rischio tossicità? Sono stati effettuati studi su una possibile vaccinazione eterologa in terza dose?

A tal proposito un altro punto da tenere in considerazione è l’approvazione del vaccino “Novavax”, che contiene la proteina trimerica Spike del coronavirus ma non il suo codice RNA, quale antigene immunizzante, i cui trial clinici hanno dato ottimi esiti e che sarebbe meno soggetto a reattogenicità, come pubblicato sul New England Journal of Medicine. Dei buoni risultati di questo nuovo vaccino ne ha parlato il 5 novembre scorso Askanews: “il vaccino Novavax, in sperimentazione a livello mondiale, sta mostrando una grande efficacia” e sembra avere “tutti i crismi per essere efficace anche contro il Covid”. Così ha detto all’agenzia di stampa il prof. Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia e Diagnostica di immunologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, parlando dell’ipotesi di utilizzare il vaccino in arrivo realizzato con la proteina di superficie del virus Sars Cov-2 con un criterio del tutto sovrapponibile a quello del virus dell’Epatite B e del papilloma. “Sono due vaccinazioni, quelle dell’Epatite B e del papilloma – spiega – che hanno mostrato una grande efficacia e sono infatti quelle più usate. Questo vaccino contro il Covid sembra avere tutti i crismi per essere efficace anche contro il Covid. I primi dati disponibili sono estremamente promettenti”, ha concluso l’esperto.

Seppur qui da noi la popolazione è in gran parte già stata immunizzata, il che non rende questi vaccini i candidati ideali a prime dosi, “per noi però il loro spazio è probabilmente quello dei richiami eterologhi”, come ha sostenuto in una intervista al New York TimesLuciano Berio, un ex chief scientist della Food and Drug Administration”. Lo stesso discorso potrebbe valere con i due vaccini cinesi Sinovac, a fronte di adeguata sperimentazione clinica.

Nel merito delle sperimentazioni inoltre, come evidenziato in un servizio di Report, andrebbe tenuto conto delle diversità biologiche tra uomo e donna, ancora troppo poco considerate ma indispensabili.

La nostra opinione

Troppa poca trasparenza, chiarezza, omogeneità di informazioni, continuano a confondere la popolazione. Tutti vogliamo combattere il Covid, moltissimi si sono vaccinati e continuano a farlo, per sé stessi e per la comunità, ma non è possibile ignorare le esigenze di chiarezza, rassicurazione e monitoraggio, specialmente per coloro che potrebbero essere esposti ad un rischio non bilanciato dal beneficio, vaccinandosi.

La violenza verbale nei confronti di chi mostra riserve, a maggior ragione se motivate, non può continuare ad essere la soluzione. E’ bene che le istituzioni ne prendano atto, così come prendano atto che, ancora oggi, quando qualcuno si ammala non trova le risposte adeguate da parte del sistema sanitario territoriale. Ancora oggi le lacune sono tante e vanno colmate.

 

CONTINUA A LEGGERE