Elisa e i suoi bambini uccisi per vendetta, e da una legge che non protegge

BASTA FEMMINICIDI E INFANTICIDI, FIRMA LA PETIZIONE PER CAMBIARE LA LEGGE

Ed è arriva la drammatica ma pressoché scontata, tragica conferma: Elisa Mulas, 43 anni e due dei suoi tre figli, Ismaele di 2 anni e Sami di 5, sono stati uccisi dal compagno di lei, Nabil Dhari, 38 anni, unitamente alla madre di lei, Simonetta Fontana, perché Elisa aveva deciso di lasciarlo dopo una scia di violenza che non era più disposta a tollerare.

Lo aveva denunciato perché nelle scorse settimane lui le aveva detto che “se gli avesse portato via i figli, l’avrebbe uccisa”. È morto anche lui, vigliacco e incapace di pagare con la coscienza e il rimorso (se mai sarebbe arrivato), si è ucciso con lo stesso coltello usato per spezzare la vita dei bambini, della donna che tanto affermava di amare, evidentemente mentendo perché l’amore non trasforma in killer, così come non lo fa la gelosia o il presunto dolore per un distacco. Unica sopravvissuta, in una tragedia senza fine, una bimba di 11 anni, figlia di Elisa e del suo primo amore, scampata alla mattanza perché era ancora a scuola. È stata proprio la piccola, non vedendo arrivare la sua mamma all’uscita del suo istituto scolastico, a dare l’allarme. Ha chiamato lo zio, che prima ancora di andare a prenderla è andato a casa della sorella, di cui aveva le chiavi. Quando ha aperto la porta i vicini lo hanno udito gridare dal dolore, dalla disperazione.

Il resto è cronaca nota. I vicini di casa che descrivono lui come “gentile”, un “insospettabile”, come se i violenti camminassero per la strada con un cartello appeso al collo, o che mai “si sarebbe potuto immaginare capace di una cosa simile”. Solo un’anziana donna, vicina e amica di Mulas, ha raccontato alle telecamere di averle detto di stare attenta quando lei, poco tempo fa, le aveva raccontato di averlo lasciato.

Elisa invece aveva paura, perché lo aveva denunciato per le parole ricevute. Lui era finito a processo per Stalking.

Raccolta fondi per la bambina sopravvissuta

Oggi la figlia di Elisa è affidata alla Procura per i Minorenni di Bologna, nella speranza che presto possa trovare una sistemazione che la aiuti a superare questo dramma. Forse, con il tempo, riuscirà ad elaborarlo e andare avanti. Per sostenerla il Comune di Sassuolo ha messo a disposizione il Fondo di Solidarietà Città di Sassuolo, dove donare quel che ognuno può, per aiutare questa piccola rimasta praticamente sola. Iban : IT 27 T 02008 67019 000100984467; la causale da indicare al momento del versamento è “SOSTEGNO MINORE VIA MANIN”

 

Oltre al dolore, al sostegno, all’empatia, dobbiamo pretendere che la legge in difesa delle donne e dei bambini vittime di violenza vengano tutelati immediatamente. Chi minaccia, stalkerizza, deve essere neutralizzato immediatamente. In carcere, ai domiciliari, con il braccialetto elettronico o, perdonatemi, con la catena ai piedi, sono le potenziali vittime a meritare di essere garantite nella propria incolumità, non il contrario. Adesso basta! FIRMA LA PETIZIONE.

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