Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, 93 vittime nel 2021.

Un uomo di 47 anni, egiziano, è stato arrestato dai carabinieri in flagranza di reato, per stalking e molestie a una studentessa minorenne, ieri a Monza. I militati lo hanno bloccato proprio mentre approcciava la ragazzina per l’ennesima volta, dopo essersi seduto accanto a lei sul bus, tentando di palpeggiarla. E’ stata proprio l’adolescente a far partire le indagini, presentandosi in caserma terrorizzata qualche settimana fa, per denunciare che l’uomo la molestava da tempo sul mezzo pubblico che utilizza per andare a scuola, cercando di costringerla a favori sessuali e toccandola e palpeggiandola. Una volta ascoltata la minore in audizione protetta, le indagini hanno documentato, anche grazie alla presenza di carabinieri in borghese sul bus, il modus operandi dell’uomo che, ieri mattina, è stato arrestato.

È solo l’ultimo degli episodi di violenza sulle donne, al termine di due anni che, anche a causa del Covid, hanno visto aumentare ancora di più il numero di casi di aggressioni, violenza domestica, stalking e femminicidi. Oggi, 25 novembre, ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i dati parlano chiaro: siamo nel pieno di un’emergenza che non accenna a diminuire, vite spezzate e necessità di cambiamenti a livello legislativo.

Sono 89, secondo i dati ufficiali, le donne vittime di reati di genere in Italia, ogni giorno. Per oltre il 60% si tratta di maltrattamenti in famiglia. Secondo i dati raccolti dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, dal 1 gennaio 2021 al 21 novembre in Italia sono state uccise 109 donne, di cui 93 vittime di femminicidio in ambito familiare/affettivo e 63 sono state uccise da partner o ex partner.  In aumento il numero di donne vittime di femminicidio che lasciano figli piccoli.

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato un pacchetto di nuove norme in Consiglio dei Ministri contro il femminicidio, spiegando alle agenzie di stampa “l’urgenza di procedere con norme nuove da portare avanti anche in sinergia con le altre amministrazioni che sono interessate” e specificando di essere al lavoro “con gli altri ministri, Cartabia, Gelmini e Carfagna”, con l’auspicio che il pacchetto vada in Cdm la prossima settimana. È quindi evidente, secondo il ministro, “l’esigenza di una modifica del minimo delle peni edittali per potere poi procedere con strumenti di prevenzione maggiormente efficaci”.

La nostra opinione

La cultura della parità tra sessi, l’indipendenza femminile e l’integrazione da parte di altre culture ove la donna ha meno diritti dell’uomo, sono certamente la strada maestra sulla quale lavorare, per consentire alle future generazioni di approcciare ad un rapporto di coppia paritario e sano. Il lavoro maggiore è affidato alla famiglia, dove le giovani donne devono essere educate all’emancipazione e all’indipendenza, seguendo un percorso già iniziato dalle precedenti generazioni. Il problema resta l’educazione dei figli maschi, ai quali ancora viene troppo spesso trasmesso un messaggio errato, ovvero quello della madre che lo coccola e lo vezzeggia come fosse il marito, che gli perdona tutto e che è sempre lì per lui, con spesso dall’altro lato un padre “padrone” che non partecipa in nessun modo alla vita familiare se non pretendendo che i suoi desideri vengano esauditi. Questo produce aspettative nei maschi adulti, che non corrispondono alle donne con le quali si troveranno ad avere a che fare, decisamente più indipendenti delle loro madri, sessualmente libere, oppure con donne abituate a subire, dall’altro lato, come le loro madri hanno dovuto fare. Ai nostri figli va insegnato che il “no” è “no”, che ad un “basta” segue una sofferenza che va accettata, affrontata, metabolizzata e che si supera. Gli va spiegato che nessuno dei due, nella coppia, ha un ruolo predefinito, se non quello che i due “attori” scelgono, indipendentemente dalle aspettative e dalle convenzioni sociali. Alle giovani donne e ai giovani uomini va spiegato che il sesso è una scelta libera e consenziente per entrambe, senza sconti, senza che l’uomo si senta autorizzato a desumere che una gonna corta o una sbronza siano il lasciapassare per fare quello che vogliono.

Nell’attesa di veder cambiare la società, però, servono leggi severe che prevengano le violenze e i femminicidi. La custodia cautelare, il braccialetto elettronico, sono indispensabili per tutelare la donna vittima di violenza, non si può rimandare alla “buona volontà” del violento, lasciandolo libero di circolare. Attendiamo gli sviluppi, e speriamo di non dover più leggere o scrivere di donne uccise “per il troppo amore” o per un “raptus di gelosia”, perché né l’amore né la gelosia sono una giustificazione all’omicidio, mai. L’amore non uccide, e la gelosia è sana quando si controlla e fa sorridere. Punto.

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