Cure Domiciliari: ministro Salute, una priorità. Per il Covid?

Speranza: la casa come primo luogo di cura.

È previsto per le 17 di oggi il Consiglio dei Ministri che darà il via libera al decreto legge per la proroga dello stato di emergenza per il Covid fino al 31 marzo 2022.

Stamattina il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha incontrato a Palazzo Chigi il generale Francesco Paolo Figliuolo, il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e i rappresentanti dei ministeri di Salute e Economia.

“Oggi in Cdm ci saranno ulteriori scelte sull’emergenza che stiamo vivendo”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza all’Ansa – “la casa come primo luogo di cura del cittadino, l’accreditamento delle cure domiciliari e delle Reti di cure palliative’. Poi il Ministro ha proseguito: “le terze dosi sono ancora più importanti per fronteggiare la variante Omicron, lo stiamo vedendo dai dati che arrivano, i numeri di questi giorni sono molto incoraggianti”.

La casa come primo luogo di cura è una strategia che dobbiamo assolutamente perseguire, siamo uno dei Paesi con più anziani nel mondo, vogliamo diventare il primo Paese in Europa per le cure domiciliari agli over 65”, ha aggiunto il Ministro, “per fare questo va assolutamente superato il tetto del personale, che è quello che più ci ha fatto male come servizio sanitario in questi anni”. Infine ha aggiunto come un “altro grande tema è la riforma dell’assistenza primaria, che non può fare da solo un ministro”, ma al quale serve un “patto tra le istituzioni, governo, regioni, comuni, ci vuole un patto-Paese”.

La nostra opinione

Suscita certamente orgoglio sentir parlare il ministro della Salute di “casa come primo luogo di cura”, e di “potenziamento delle cure domiciliari”, il che però stride con la costante negazione del lavoro di centinaia di medici impegnati in prima linea nella lotta domiciliare al Covid-19. Che questa emergenza mondiale sia esclusa dai discorsi di Speranza? Sembrerebbe di sì, dato che nonostante le continue richieste di far sedere al tavolo i medici della medicina di base e specialisti, riuniti in Comitato, con tanto di nuovo studio pubblicato, continuino a cadere nel vuoto.

È ormai evidente a tutti che, vaccini a parte, l’approccio domiciliare precoce sia fondamentale e che studi randomizzati con diversi farmaci siano imprescindibili per poter portare i protocolli ministeriali ad un livello di accettazione da parte dei medici di medicina generale che, a fronte della quarta ondata, ad oggi continuano a prescrivere solamente il paracetamolo.

A migliaia chiedono supporto alla web app del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, il che significa una inadeguatezza del sistema sanitario nazionale a partire dalle direttive ministeriali non abbastanza incisive.

Ebbene, a quanto il famoso tavolo di lavoro richiesto dal voto del Senato l’8 aprile 2021? A quanto una risposta allo studio inviato alla segreteria del Ministero della Salute, con la richiesta di effettuare a seguito ulteriori approfondimenti sui farmaci utilizzati nello studio firmato dal Prof. Serafino Fazio? Come mai da una riunione paventata a settembre, con tanto di Cavalierato della Repubblica al prof. Luigi Cavanna per la cura del Covid, il quale ha firmato la relazione inviata al Ministero a fine luglio per informare di quanto proposto dai medici, nessuno ha ancora risposto?

Lo stesso Prof. Remuzzi, in una recente intervista, ha dichiarato di aver letto uno studio indiano su uno dei farmaci proposti da Fazio, definendolo “molto promettente”, eppure quando sono gli stessi medici italiani, magari non volti noti della televisione, la tendenza resta quella di denigrarne o sminuirne il lavoro.

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