Due sorelle morte nel rogo di casa, ergastolo al fratello

Un incendio devastante, la vita di due anziane donne inghiottita dalle fiamme e solo l’anziano fratello come superstite, era sembrato quasi un miracolo. Per la Corte D’Assise del Tribunale di Busto Arsizio, in provincia di Varese, invece è stato un duplice omicidio, ed è per questo che ha condannato all’ergastolo Giuseppe Agrati, 74 enne di Cerro Maggiore, nel milanese, per aver appiccato volontariamente l’incendio nel quale sono morte le sue due sorelle Carla e Maria, nella notte tra il 12 e il 13 aprile del 2015. Al termine di cinque ore di camera di consiglio, i giudici bustocchi hanno accolto la richiesta dell’accusa e decretato Agrati colpevole del rogo assassino, oltre a obbligarlo all’isolamento diurno per nove mesi e al pagamento di una provvisionale di 60 mila euro per le parti civili. Agrati, che ha ascoltato la sentenza in silenzio, per tramite dei suoi legali ha dichiarato di essere “vittima di un’ingiustizia”.

Inizialmente proposte per l’archiviazione dalla Procura di Busto Arsizio che aveva classificato l’accaduto un tragico incidente, le indagini erano state avocate dalla Procura Generale di Milano, a seguito dell’opposizione da parte di un nipote delle due vittime. La nuova inchiesta aveva portato a nuovi accertamenti e perizie, le quali hanno evidenziato come l’incendio sia partito da due punti distinti della casa, al piano superiore e al piano inferiore, persuadendo gli inquirenti che si trattasse di un rogo doloso.

Quella notte l’allarme era stato lanciato dai vicini di casa e quando sul posto erano arrivati i soccorsi, Agrati era l’unico ad essere riuscito a scampare alle fiamme. Le sue due sorelle, una già a dormire e l’altra nel bagno, sono presumibilmente svenute a causa del fumo per poi rimanere intrappolate in un inferno di fuoco. Giuseppe Agrati, indagato e poi arrestato con l’accusa di aver appiccato le fiamme per motivi di eredità, si è sempre dichiarato innocente e dal carcere aveva anche scritto una lettera, spiegando di non potersi difendere perché “lo Stato mi ha già condannato a priori togliendomi il patrimonio”, decisione del Giudice Civile su richiesta di suo nipote. Gli avvocati di Agrati, Desirè Pagani e Giuseppe Lauria, hanno già deciso per il ricorso in Appello. Le motivazioni alla sentenza di primo grado saranno disponibili in novanta giorni.

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