Passa tutte le sere verso le nove dai suoi pazienti ricoverati, dai più anziani, non da tutti; con il suo cellulare fa fare una videochiamata veloce ai figli, alla moglie. Sa che potrebbe essere l’ultima. Sa che per questi familiari lontani ed inermi potrebbe essere l’ultima volta che vedono il loro caro.
Ha persino cambiato piano tariffario sul proprio cellulare per poter pagare meno queste chiamate, fatte con wahtsapp, per avere più giga a disposizione. Lascia il telefono in carica prima di iniziare il turno in corsia per poter soddisfare le esigenze di tutti.
Va a lei il mio pensiero oggi, a questa infermiera di un ospedale della Provincia di Torino, che passa di letto in letto impugnando il proprio smartphone. Ha molti dei numeri salvati dei familiari, segnati in rubrica come “figlio di”, “moglie di”, etc…
Il suo eroismo stride non poco con le immagini della tv nell’ufficio della caposala dove scorrono solamente polemiche inutili, frivole ed anche un pochino noiose. Vaccino si vaccino no, quanto dura il green pass, terza dose, dad, virologi all’assalto.
Lei, malpagata servitrice di questo paese ingrato, silenziosa combattente, è l’unica che merita il nostro rispetto. Lei come tante altre e tanti altri operatori sanitari di cui non si conoscono nomi e storie, se non quando ti arrivano raccontate da chi è stato intubato o con il casco.
Ti sembra di non poterci credere, a queste storie, per quanto stonano con quello che vedi nei talk show; il peggio degli scienziati imbruttiti che si scannano per avere ragione offrendo teorie che dopo tre minuti sono già smentite a confronto di questi angeli dall’umanità infinita non sono niente.
Sapere che ci sono ancora persone che si tolgono la mascherina per concederti l’ultimo sorriso e che si tolgono i guanti per farti l’ultima carezza ti pulisce l’anima dalle nefandezze quotidiane di indegni affaristi arricchiti mascherati da scienziati.
La vera scienza è quella della vita, dell’umana pietà e della sensibilità verso il prossimo; quella del sacrificio silenzioso e dell’impegno incessante, dei turni massacranti e dei mancati riposi, delle ferie saltate e delle cene disdette; non certo quella delle comparsate con i libroni sulla libreria per dare il senso della cultura o i “jingle” natalizi che invitano a vaccinarsi.
Pietà. Speriamo che il nuovo anno porti un po’ di silenzio. Speriamo ci porti un lockdown degli scienziati dalla tv.
Speriamo che nessuno debba più salutare i propri cari da quel cellulare, anche se colmo di amore ed attenzione, perché ormai la sensazione che il vaso sia colmo comincia a diventare dilagante.
Grazie a te, nostra sconosciuta infermiera, che almeno per oggi ci hai fatto scorrere nelle vene un po’ di sana fiducia per il futuro e per la moltitudine di silenziosi servitori della Patria, indipendentemente dal colore del loro camice e dal loro titolo di studio.