Leoni malati di Covid-19, curati con antinfiammatori

Casi di infezione da Covid-19 sono stati riscontrati in leoni e i puma in uno zoo del Sud Africa, presumibilmente per essere entrati in contatto con i gestori asintomatici, e lo hanno sviluppato anche in forma grave. La notizia, apparsa sulla BBC, sta facendo il giro del mondo. Le università locali hanno già avviato degli studi, di fatto facendo emergere come sia possibile la trasmissione dei Corona virus anche da uomo ad animale e non solo (come ipotizzato inizialmente per il SarsCov2) viceversa. Per far fronte alla grave possibilità di infettare i grandi felini, agli zoo sud africani sono state imposte misure di sicurezza come l’uso di mascherine e le distanze da osservare rispetto agli animali in cattività.

“Questo serve per proteggere le specie in via di estinzione dall’ammalarsi e dalla morte”, hanno spiegato in una nota due professori dell’università di Pretoria, “misure importanti anche a causa del rischio che emergano nuove varianti se il virus si stabilisce in altri serbatoi animali; queste varianti potrebbero essere ritrasmesse all’uomo”. Inoltre, sempre secondo media internazionali, in Danimarca sarebbero stati abbattuti visoni infettati dal coronavirus, mentre Hong Kong ha dichiarato martedì scorso di aver abbattuto circa 2.000 piccoli animali anche loro positivi.

Sempre secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Viruses”, la variante trasmessa ai grandi felini sarebbe la Delta, e questo imporrebbe maggiore attenzione anche rispetto gli animali domestici.

Lo studio ha riguardato tre leoni ammalatisi durante la terza ondata di pandemia di Covid-19 in Sud Africa, alla fine del 2021: “il team di scienziati transdisciplinari ha scoperto che la trasmissione zoonotica inversa di Covid-19 da allevatori di animali asintomatici in uno zoo privato a Gauteng (provincia) rappresentava un rischio per i grandi felini tenuti in cattività”, ha spiegato l’università in una nota, “la trasmissione della variante Delta a questi animali potrebbe causare malattie più gravi”.

Gli animali”, ha proseguito la comunicazione dell’Università, “non hanno risposto al trattamento antibiotico ma si sono ripresi dopo il trattamento con farmaci antinfiammatori e terapia di supporto”.

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