Nove anni di carcere per violenza sessuale e tentato omicidio, è quanto chiesto oggi dalla Procura di Milano per Antonino Di Fazio, il dirigente che amava le belle macchine, arrestato nel maggio scorso e da poco trasferito in una comunità psichiatrica. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe stuprato quattro giovani e attentato anche alla vita della ex moglie, le cui 13 denunce presentate negli scorsi anni erano cadute nel vuoto.
Di Fazio, secondo le accuse, avrebbe agito sempre nel medesimo modo. Con la scusa di colloqui di lavoro sarebbe riuscito ad attirare le quattro giovani per poi stordirle con benzodiazepine, violentarle e fotografarle mentre erano prive di sensi. Le indagini a suo carico sono partite da una coraggiosa giovane studentessa, anche lei attirata dal professionista nel suo appartamento, con la scusa di un colloquio per uno stage. Altre quattro ragazze avrebbero precedentemente già fatto la stessa fine, come parzialmente ammesso da Di Fazio durante gli interrogatori. La ex moglie del manager, altra presunta vittima, oggi avrà forse giustizia. La donna lo denunció 13 volte, tra cui anche un’aggressione potenziamente pericolosa per la sua vita (da qui l’accusa di tentato omicidio), a cui nessuno aveva mai dato peso, archiviando ogni singolo fascicolo.
LA MIA OPINIONE
Nove anni per quattro stupri e un tentato omicidio? Non sono nulla. È una pena indecente, inaccettabile, che con la buona condotta si riduce di certo. Uno stupratore seriale, a prescindere dal singolo caso che deve ancora concludere il suo iter giudiziario, deve stare in carcere a vita.
Tredici denunce per vari reati, tra cui aggressioni, ignorate? Una follia che qualcuno dovrebbe pagare. Se la giustizia avesse funzionato a dovere, questa persona sarebbe stata fermata molto prima, e forse non ci sarebbero state altre presunte vittime.
La Giustizia penale il Italia va riformata.