Il Covid paralizza la Sanità: fermo farmaco salvavita per Fibrosi Cistica

Bea ha una recidiva di polmonite da Covid, ci combatte da mesi anche a causa della sua malattia cronica, la fibrosi cistica, e mentre tutti abbiamo girato (anche doverosamente) gli occhi su altri temi, questa malattia e il malfunzionamento della Sanità a causa della pandemia, continua a causare gravi problemi ai malati cronici.

“Il Covid ha paralizzato la Sanità e sta continuando a oscurare tutte le altre urgenze sanitarie”, ci ha scritto Beatrice Elerdini, giornalista “e i farmaci salvavita restano bloccati sul tavolo di AIFA”. Tra i tanti medicinali “sospesi” c’è anche Kaftrio che, come ci ha spiegato Beatrice, è un “modulatore del difetto genetico per le persone affette da fibrosi cistica, patologia che fino a 10 anni fa garantiva una vita media di appena 30 anni”. Lei di anni ne ha qualcuno in più, ma la paura resta, evidentemente. “Oggi, grazie ai nuovi medicinali prodotti in esclusiva da Vertex Pharmaceuticals Incorporated, l’aspettativa di vita è aumentata significativamente, purtroppo però, la burocrazia italiana sta impedendo che la vita si allunghi equamente per tutti i malati di fibrosi cistica”. AIFA ha infatti approvato, con una determina del 5 luglio 2021, la rimborsabilità di Kaftrio “soltanto per una parte delle mutazioni genetiche esistenti e ‘responsive’ al farmaco”.

Eppure “qualche mese prima, il 28 aprile 2021, EMA aveva approvato l’uso di Kaftrio (ivacaftor/tezacaftor/elexacaftor) in combinazione con Ivacaftor per il trattamento di pazienti con fibrosi cistica di età pari o superiore a 12 anni con almeno una mutazione F508del nel gene CFTR, indipendentemente dalla tipologia della seconda”. Tale indicazione di fatto include la maggior parte dei pazienti italiani, quindi anche quelli con seconda mutazione di gating (F/G) o di funzione residua (F/RF).

Manca ancora l’ultimo step, ovvero “l’approvazione da parte di AIFA alla rimborsabilità del farmaco per le mutazioni rimaste inizialmente escluse, un passaggio che sarebbe dovuto avvenire in concomitanza con la determina dello scorso anno”. E invece ad oggi, ancora non è pervenuta alcuna risposta.

“Per le persone come noi”, continua Beatrice, “attendere un anno senza cura, può significare anche finire in lista di trapianto bipolmonare, con esiti ancora piuttosto incerti, oppure anche morire”. Kaftrio per chi ha la fibrosi cistica ed è adulto, “rappresenta l’unica speranza, la luce in fondo al tunnel, la boccata d’ossigeno che manca da troppo tempo”.

A rendere tutto più difficile è stato appunto il Covid. “Nonostante i vaccini e nonostante tutte le attenzioni per evitarlo, il Coronavirus si è fatto strada dentro di me e ha travolto i miei polmoni stanchi” e “le gravi infezioni croniche, la scarsa capacità respiratoria hanno offerto un terreno fertile affinché il virus potesse fare di me ciò che uno tsunami fa con un Paese quando lo travolge all’improvviso, ovvero entrare violentemente, distruggere tutto ciò che trova e soffocare”.

“Nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate per accedere alle cure precoci, previste dal protocollo AIFA, nonostante l’assenza dei medici di base, delle USCA fantasma, sono ancora qua”, ha aggiunto, “dopo gli antivirali, gli antibiotici in dosaggi da cavallo, e poi ancora le flebo di antibiotici e il cortisone, ora sto per liberarmi della maggior parte dei farmaci, per tornare a vivere, a riabilitarmi”.

Elerdini lancia un appello: “soltanto un farmaco vorrei ora, quello che potrebbe permettermi di riprendere a respirare a pieni polmoni, quello che se l’avessi preso prima, forse, non avrebbe permesso al Covid di aggredirmi così violentemente, perchè Kaftrio non è l’ennesimo fuoco fatuo, come è stato per molti altri farmaci che ho assunto nel corso dei miei 43 anni. E’ il miracolo e a dirlo è stata persino la Comunità Scientifica. Oggi è la pillola che apre le porte del futuro a chi, fino a ieri, ha vissuto cogliendo ogni attimo, sapendo bene che poteva essere l’ultimo”.

Beatriche ha poi concluso: “il Covid ha portato via la vita a milioni di persone nel mondo, ha strappato nonni, mamme, papà, fratelli, ai cari rimasti qui, senza nemmeno concedere loro un ultimo abbraccio, e ora che sembra aver perso la sua ferocia, si sta trasformando in un ‘catafalco burocratico’ che subdolamente si insinua tra le pieghe di vite già pesantemente provate da altre patologie. A concederglielo sono proprio le Istituzioni, quelle che dovrebbero cogliere l’urgenza di certe approvazioni”

LA MIA OPINIONE

Non è accettabile che la burocrazia fermi le cure, lo ripetiamo e lo sentiamo dire da due anni. Vale anche e soprattutto per farmaci salvavita come questo, che darebbe speranza e beneficio a migliaia di malati. Mi impegnerò affinché questo appello arrivi ai vertici AIFA, datemi una mano.

Valentina Rigano

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