Caro carburante: Italia vs Slovenia, colpa della guerra?

 

L’emergenza Ucrania ha prodotto un verticale caro prezzi su ogni forma di energia e combustibile, ma in Italia il caro benzina e gasolio, come sempre, é più alto che nella maggior parte dei paesi europei, e questo ben prima del dramma del conflitto in atto. Questo perché nel nostro paese l’Accise, un’imposta sul carburante, é divenuta nel tempo strutturale, seppur sia stata creata per far fronte a determinati tipi di emergenze, per garantire un gettito diretto di denaro allo Stato, partendo da catastrofi e necessità ormai lontanissime nel tempo.

 

Sono ben 19, salvo dimenticarne qualcuna, le voci che pesano circa per il 40% sul costo del carburante nel nostro paese, a cui va aggiunta l’iva al 22%.

 

Ecco le motivazioni originarie, da fonti aperte, relative alla composizione dell’Accise, creata nel 1930 per la guerra in Etiopia (0,000981 euro), a cui si aggiunse la crisi di Suez del 1956 (0,00723 euro), la ricostruzione dopo il disastro del Vajont nel 1963 (0,00516 euro), la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze nel 1966 (0,00516 euro), la ricostruzione post terremoto del Belice nel 1968 (0,00516 euro), quella dopo il terremoto del Friuli del (0,0511 euro), dell’Irpinia nel 1980 (0,0387 euro). Poi si passa alla missione ONU durante la guerra del Libano nel 1982 (0,106 euro), la missione ONU durante la guerra in Bosnia nel 1995 (0,0114 euro), il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,02 euro), l’aquisto di autobus ecologici nel 2005 (0,005 euro), l’emergenza post terremoto in Abruzzo nel 2009 (0,0051 euro). E ancora, il finanziamento alla cultura nel 2011 (0,0071 a 0,0055 euro), la gestione dell’immigrazione post crisi in Libia nel 2012 (0,04 euro), l’emergenza alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011 (0,0089 euro), il decreto ‘Salva Italia’ nello stesso anno (0,082 euro benzina, 0,113 sul diesel), l’emergenza terremoti dell’Emilia nel 2012 (0,024 euro), il finanziamento del ‘Bonus gestori’ e riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo (0,005 euro), le spese del ‘decreto Fare’ del 2014 (0,0024 euro).

 

LA MIA OPINIONE

 

Un lungo elenco evidentemente destinato a progredire ancora, ma che di fatto pesa sulla cittadinanza e sulla macchina produttiva, quando invece sarebbe forse opportuno rivedere, soprattutto in questo momento, il suo peso vista la situazione di emergenza che stiamo vivendo. Sarebbe anche il caso, forse, che qualcuno facesse luce sui conti in merito all’utilizzo di questi denari, tenendo conto delle macroscopiche lentezze nella ricostruzione delle zone terremotate che ancora oggi non sono affatto tornate alla normalità.

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