Uccisa e fatta a pezzi, tenuta congelata in un anonimo freezer comprato sul web dal suo killer e poi gettata come un fantoccio in un dirupo. È questa la drammatica fine toccata a Carol Maltesi, 26 enne di Rescaldina, ammazzata e fatta a pezzi, per poi essere tenuta nascosta in un congelatore, fino a quando il suo assassino non ha gettato i suoi resti nei boschi. La giovane è stata poi fatta a pezzi una seconda volta, oggi, da un comico a cui Zelig di cui non voglio fare il nome per non regalargli neppure un secondo di celebrità, e a cui la produzione ha cancellato le apparizioni, per il turpiloquio riservato alla vittima di un crimine efferato. Eccola la misoginia, quella del maschio che crede di poter sputare su una donna uccisa, con una volgarità e una cattiveria che non andrebbero riservate a nessuno, prendendo in giro la sua essenza di essere umano e il suo cadavere. Un’altra forma di violenza sulle donne, con le parole.
L’avvocato della giovane, Manuela Scalia, valuterà l’azione legale nei confronti di questo “signore”, e mi auguro che lo farà presto. “L’artista è stato escluso dalla programmazione Zelig” ha scritto in una nota il locale milanese su Twitter “ci dissociamo completamente da quel Tweet, che disapproviamo nella maniera più assoluta”.
“La cosa grave è che qui ci sia un mostro che ha ucciso una ragazza, non che tipo di lavoro facesse la vittima”, ha detto l’avvocato Scalia, “il fatto che si punti continuamente l’attenzione sulle sue scelte professionali e che qualcuno possa dire una cosa del genere, fare una battuta così schifosa, è assurdo”
Fontana ha confessato il delitto dopo un secondo interrogatorio durato tre ore, di aver ucciso Carol e di aver fatto a pezzi il suo corpo, per poi acquistare su Amazon un congelatore e nascondercelo dentro, fino alla decisione di gettare i suoi resti in sacchi neri, in Val Camonica. Un gioco erotico finito male, una lite, le ipotesi balenate sulle prime pagine in questi giorni, ma secondo l’avvocato della madre della vittima, Fontana “era ossessionato da lei, tanto da trasferirsi di fianco casa sua dopo un mese dal primo contatto sui social”.
È importante ricordare, come ha sottolineato l’avvocato Scalia, che la scelta di una giovane donna di investire parte della sua vita professionale nel mondo hard, non può e non deve essere giustificazione a commenti, cattiverie e giudizi. Ognuno, nel rispetto della legalità, nella sua vita fa ciò che vuole.
Abbiamo una giovane vittima e un killer, questa è la cosa su cui concentrarsi. Poi ci sono le persone che si sporcano la bocca di veleno. Quelle che lo mettono nero su bianco, speriamo, si dovranno preparare a risponderne in Tribunale.