Uccisa perché voleva andarsene dalla Lombardia e avvicinarsi a suo figlio, dopo essere stata avvicinata al mondo hard durante la pandemia, convinta di avere a che fare con una brava persona. Ammazzata con l’inganno, violentata nell’anima e nel corpo dopo il decesso, in un modo che difficilmente si riesce a dimenticare, una volta letto. Carol Maltesi è stata tradita, “colpita alle spalle” da un uomo che, vent’anni più di lei, il vestito elegante e la parlantina fluente, non ha neppure avuto le palle di affrontarla di petto e darle la possibilità di difendersi.
Sono vent’anni che mi occupo di cronaca nera e mai, dico mai, ho letto una tale violenza, crudeltà e lucida consapevolezza criminale, nel verbale di confessione di un killer. Al primo che azzarderà ipotesi su presunte follie andrebbe interdetto ogni mezzo di comunicazione, perché in due mesi di tempo Davide Fontana ha fatto al cadavere di Carol Maltesi talmente tanto, da risultare peggio dell’omicidio stesso.
Non sarà parca di dettagli, mi spiace per chi se li aspetterebbe, ma è mio dovere portare rispetto a Carol e ai suoi familiari, che non meritano di leggere le azioni del mostro su ogni pagina di giornale. Dirò solo che con una lucidità estrema Fontana ha tentato di disfarsi del corpo della giovane in almeno tre modi diversi, prima di sbarazzarsene lanciandolo nei boschi del bresciano, spostandolo da un appartamento di proprietà, al freezer comprato su Amazon, alla casa presa in affitto apposta per lo scopo, come se stesse trattando un “rifiuto pericoloso”. Mi scuso per questo termine brutale, ma è così che l’uomo ha trattato la 26 enne uccisa perché “voleva lasciarlo”.
Già, siamo alle solite… Lei voleva andare a vivere accanto al suo bimbo, nel veronese, era stata chiara con quell’uomo che si era trasferito vicino a lei dopo solo un mese dal primo scambio di messaggi via Instagram, “siamo solo amici”, gli aveva detto, perché tra loro non c’era un legame, lei non lo desiderava. Lui la ha uccisa. Lei ha scelto e lui la ha ammazzata. Lei ha scelto e lui ha agito come se fosse una sua proprietà e poi ha cercato di cancellarla dalla faccia della terra, nel vero senso della parola. Voleva fare in modo che nessuno potesse mai capire che si trattasse di lei, una volta morta.
Poi ha finto, ha recitato la parte, si è spacciato per lei, parlando con genitori, amici, inventando bugie, usando il suo telefonino, con una freddezza disarmante.
Il silenzio degli innocenti è il film che mi fa pensare a questa atroce vicenda, solo che il protagonista del film era folle, in questo caso evidentemente no.
Oggi è il giorno in cui le donne dovrebbero scendere in piazza, per chiedere una condanna esemplare. Oggi è il giorno in cui attrici, giornaliste, politiche, mamme, zie, sorelle, figlie, dovrebbero pretendere dalla Giustizia una risposta vera ai femminicidi. Basta.