Ragazzi, sul treno c’è la risposta al destino

Lettera aperta ai giovani, da una diversamente giovane che si sente ancora una bambina.

Se potessi parlare oggi alla me dei 20 anni, le direi “vai, insisti, non lasciarti scoraggiare da nessuno, non ascoltare, insisti e soprattutto fatti valere”. Eh già, perché ascoltando troppo gli altri, quelli che dicono di saperla lunga, si finisce per autocastrarsi. Oggi voglio parlare alle tante Valentine e Valentini che ci sono nel nostro Paese, pieni di sogni, di speranze, di aspettative. A loro voglio dare qualche consiglio di sopravvivenza, non perle di saggezza.

Primo, dimenticate la rabbia. A parte qualcuno di voi, che rispetto a 50 anni fa sono la minoranza, non c’è motivo di essere così arrabbiati. Le generazioni precedenti hanno creato la società che vi rende perennemente incazzati e insoddisfatti, convinti che vi manchi sempre qualcosa… Arrivare, “succedere” nel mondo, essere visti, certamente ha importanza ed è sano avere ambizioni, ma quando diventa una necessità allora no, qualcosa non va. Quante volte avete alzato lo sguardo dal telefonino durante un viaggio in treno? Ve lo chiedo mentre io stessa, con il popò sul sedile di Italo, vi sto scrivendo dopo essermi forzata a chiudere lo schermo e guardare fuori, per qualche attimo. Ho ricordato quanto lo facevo, per forza e con noia, da bambina. Oggi so che quella noia mi ha portata alla curiosità, al saper osservare ogni particolare di un paesaggio, delle emozioni che scorrono sul viso di una persona come quelle dei passeggeri che ho visto scorrere davanti a me in decine di viaggi che ho avuto la fortuna di fare, i loro occhi… Probabilmente se non mi fossi annoiata così tanto, non avrei imparato a cogliere le emozioni delle persone e sarei una giornalista peggiore oggi.

Ecco la fortuna. Ragazzi… La maggior parte di noi viaggia su treni e aerei con gente sorridente, low cost o meno non fa differenza, ai temi dei miei nonni la maggior parte delle persone non vedeva neppure dal binocolo un treno o un aereo. Se vogliamo la pizza, il sushi, l’hamburger, o tutti e tre insieme, clicchiamo il dito su una App e un’ora dopo abbiamo tutto. Una App su un telefono che se ci pensassimo invece di aderire a una promozione attirati come mosche sul cioccolato, ci renderemo conto che costa quanto uno stipendio, ma non basta mai… E va bene, è giusto, io detesto chi si ostina a dire che i giovani dovrebbero vivere come “ai miei tempi…”, con la voce di Anacleto della Spada nella Roccia (se qualcuno non lo ha visto posso anche suicidarmi di cioccolata). Ognuno deve vivere il suo tempo, con le sue contraddizioni, le sue sfide, le sue difficoltà e i suoi privilegi, non è colpa sua se è nato dopo di noi. Ecco, io oggi ho superato i 40, ma mi sento ancora una bambina, perché raggiunta l’indipendenza sento ancora forte il bisogno di realizzarmi, ho sicuramente la certezza che la generazione precedente mi abbia impedito di provarci davvero.

Ecco, per fare un paio di esempi, io avevo pensato di avviare un’attività di consegna a domicilio della qualsiasi, nel 2003… Tutti, tutti, mi dissero che non avrebbe funzionato. “Figurati se qualcuno si ordina MacDonald a casa”, oppure “chi sarà mai quel cretxxxx che non scende a comprarsi la spesa o le sigarette e paga un altro”. Immaginate dopo 20 anni, oggi se non fosse stato per quei quattro teste dure, probabilmente farei la concorrenza ad Elon Musk. E proprio per aver trascorso ore ed ore ad osservare le persone su treni e aerei (si scherza eh), a lavorare sulla mia noia, di idee me ne sono venute a decine. Alcune delle caxxte pazzesche, altre puntualmente realizzate da altri, dopo anni.

Ora, sono sicura che ci siano centinaia di giovani pieni di idee la fuori, che sono convinti di dover fare qualcosa di specifico nella loro vita, per dimostrare che hanno “capito tutto”, e altri che invece pensano di aver capito tutto e puntano al “successo” a prescindere dal come, e altri ancora che si accontenteranno. No, cazzo no. Non fatevi dire chi o cosa essere e fare, ma non solo per sposare ideologie che credete di padroneggiare, ma che invece vi sfruttano per la gestione del potere, ma perché ci saranno sempre coloro che diranno “non ce la fai” o “è una cazzata”, e voi lasciateglielo dire ma andate dritti. A volte avranno ragione loro, pazienza, si sbatte la faccia e si torna indietro, ma non fatevi dire che non potete inventare quel qualcosa perché siete femmine, maschi, asterischi, biondi, mori, bruni (si anche quello ha il suo perché, in una delle agenzie dove ero stata per cercare fondi, tutti maschietti, mi hanno trattata come la ‘ragazzina bionda’ che se si cura e non sembra uscita da un esperimento del CERN non può essere mica intelligente no…).

Dite no. Dite tanti no, a chi vorrebbe dirvi che per imparare un mestiere bisogna prendere i calci sui denti, subire i bulli. Certo, la gavetta serve, a qualcuno anche due calcioni nel sedere, ma guai a che sia una regola non scritta subire stipendi da fame fino a 30 anni, e vi dice una che lo ha fatto… Perché chi lo decide, oggi comanda perché noi glielo abbiamo permesso. Se i giovani continuano a dire “si”, a diventare ricchi e forti saranno sempre quelli che sfruttano di più, e non coloro che vogliono crescere ma conoscono l’importanza del valore umano del singolo. Uno non vale uno, e che siamo tutti sostituibili ragazzi, è una puttanata colossale. Un certo collaboratore, in una certa posizione, con certi colleghi, può fare davvero la differenza. Il vero leader, il vero imprenditore, questo lo sa molto bene. E io rimpiango di non essere riuscita a creare un’impresa, perché vi avrei provato davvero a creare qualcosa di bello, per le persone prima di tutto.

Arrabbiatevi con un Paese che supertassa il lavoro, perché se è vero che in giro ci sono tanti furbi, è anche vero che non si può pagare più lo Stato che il dipendente. Non è giusto per nessuno. Ah, per altro, se uno fa impresa ed è corretto e bravo, e attento alle condizioni di lavoro, è giusto che diventi ricco e magari che abbia anche la Ferrari, questo consiglio ve lo butto lì, perché i rosiconi sono passati di moda. Dobbiamo essere entusiasti del successo altrui, felici dei loro successi. Così si progredisce come società, come persone. 

Quindi, in definitiva, vi lascio con un sunto consigliero. Incazzatevi meno per quello che credete di non avere, soprattutto quando parliamo di cose, e alzate gli occhi. Alzate la testa quando serve, abbassatela in un inchino davanti alla bravura altrui, e continuate a camminare, sempre, verso la vostra direzione. Scegliete un treno e godetevi il viaggio, invece di fare altro che vi distragga, con la smania di arrivare a destinazione.

Con affetto, la zia bambina Valentina