Il Pil  cresce poco,  tra le cause la mancanza di un metodo di studio

L’ assenza di un modello di apprendimento consolidato,  è alla radice di numerosi problemi come l’impoverimento educativo, l’abbandono scolastico e l’analfabetismo funzionale. Come si può essere realmente produttivi se non si è in grado di leggere la realtà che ci circonda, se non capiamo esattamente cosa accade intorno a noi? Se non abbiamo gli strumenti cognitivi per interpretare un mondo in velocissimo cambiamento? Avremo un altro anno di recessione. Lo dice la società  di rating Moody’s. Certo: la guerra in Ucraina ha inciso sull’inflazione, sull’aumento delle bollette e persino al supermercato, nell’acquisto dei beni di prima necessità
Il Paese tuttavia soffre di problemi che sono strutturali e hanno radici molto più profonde. Fra questi il modello educativo, che dovrebbe formare nei suoi centri nevralgici, università  e scuola, la futura classe dirigente e invece fallisce in modo evidente. L’abbandono scolastico è nuovamente in crescita dal 2020: dopo lunghi anni di passi fatti in avanti, stiamo perdendo terreno.
In 10 anni se ne sono andati dall’Italia oltre cinque milioni di persone e la metà  sono giovani, i cosiddetti cervelli in fuga, perché sembra che se hai un cervello in Italia non ti conviene stare.
Perché? Non è facile rispondere a questa domanda, perchè non c’è una singola risposta. Ma un elemento è sicuramente sottovalutato. A scuola nessuna ci insegna a studiare e il sistema basato su interrogazioni ed esami, su voti e verifiche a sorpresa corrode il naturale desiderio di imparare. Non sappiamo studiare e dimentichiamo più in fretta di quanto si impiega a ripetere le informazioni per imprimersele nella memoria. Non riusciamo perciò a tradurre in concetti il sapere e a renderlo vivo nel tempo.
“Nella nostra banca dati sono raccolti oltre 16000 questionari Amos (Abilità e MOtivazione allo Studio, Meneghetti, De Beni, Cornoldi et al., ed. Erickson), somministrati ad altrettanti studenti delle superiori e universitari nel corso degli ultimi 3 anni” dichiara Massimo De Donno, Fondatore di Genio net. “I dati parlano chiaro: le maggiori difficoltà degli studenti, che poi ci si porta dietro nella vita da adulti, riguardano, la comprensione e l’elaborazione delle informazioni, cui segue una difficoltà enorme nell’archiviarle a lungo termine e a utilizzarle”.
Se durante le superiori non si impara un metodo di studio efficace e personalizzato, all’Università, dove occorre una maggiore capacità organizzativa e dove la mole di studio cresce drasticamente, si impatta contro un’incapacità manifesta che porta il 30% degli studenti (dati OCSE, 2021), ad abbandonare gli studi già al primo anno. Il 60% abbandona entro 3 anni. Siamo il fanalino di coda dell’Europa per percentuale di laureati. Un altro effetto prodotto dalla mancanza di un metodo di studio personalizzato è da questa condizione è l’analfabetismo funzionale. Il 53% degli italiani sa leggere e scrivere ma non è in grado di elaborare e comprendere efficacemente un testo.
In un contesto di grande mobilità occupazionale che modifica ruoli e competenze, questa condizione rende impossibile essere competitivi e pronti a reagire sul mercato quando si determinano condizioni di crisi.  “Abbiamo codificato, anche grazie alla collaborazione con esperti di apprendimento strategico, psicologi, linguisti e ricercatori del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, delle metodiche innovative per aiutare studenti, manager e professionisti a crearsi il proprio metodo di apprendimento personalizzato. Queste metodologie sono state collaudate su migliaia di persone e l’impatto positivo sulle capacità di apprendimento è stato oggetto di ricerche scientifiche svolte negli ultimi 5 anni che ne hanno dimostrato l’efficacia. I nostri studenti ritrovano il piacere di studiare, per oltre il 90% migliorano le loro performance, si laureano in corso e spesso con medie molto alte, mantenendo vive le loro passioni e trovando il tempo per fare esperienze educative fondamentali per approcciare il mondo del lavoro in modo vincente.
Non accade per caso, insomma. “L’Italia – conclude De Donno – ha bisogno di implementare la ricerca e di usare la scienza per crescere. Fornire alle persone gli strumenti per riaccendere la propria intelligenza e il gusto di apprendere non è solo una mission nobile, è ciò di cui c’è più bisogno.” La crisi, certo. La guerra, la pandemia, l’incertezza, la paura, i mercati  finanziari sono fattori tanto più destabilizzanti quanto più fragile è il proprio senso di autoefficacia e di autonomia. Il fattore umano resta sempre l’elemento prevalente per generare valore. Su quello è necessario lavorare. Sulla motivazione che deriva dal sapere come migliorarsi per affrontare le criticità della vita. In economia, in politica, nella scuola.
Non si può percorrere il terzo millennio con un piede inchiodato da un sistema educativo vecchio di 200 anni. 
Max Rigano