Ischia: aggirare le regole uccide più della valanga

Ventottomila. È questo il numero di abitazioni irregolari sull’isola di Ischia, dove Casamicciola è stata travolta nei giorni scorsi da un’ondata di maltempo che ha provocato una grossa e letale frana. Otto morti, tra cui due bambini, mentre altre sono ancora sepolte sotto detriti e fango, con gli allarmi inviati da un ingegnere via email, ignorati dalle autorità. Di chi è la responsabilità?

Ville e palazzine fiorite ovunque

Negli anni ’80 Ischia è “esplosa”. Le sue bellezze naturali, la posizione geografica, le terme, l’attrattività turistica ha iniziato a crescere e con essa le abitazioni, costruite su terreni di famiglia, ereditati, spesso senza alcuna autorizzazione. Da un’inchiesta realizzata dopo un terremoto e una passata alluvione, è emerso che una costruzione su due sarebbe irregolare. Una su due… E non solo villette, ma anche palazzine con più appartamenti e terrazze con affaccio sul mare. Poi, una volta tirate su, ampliate, variate, via alla domanda per “sanare” le irregolarità, praticamente sempre condonate. “Questa è la nostra terra, non ci va di andare via”, ha dichiarato una donna alle telecamere dei telegiornali, descrivendo diverse proprietà di cui però non spiega la regolarità o meno.

Le mancate demolizioni e i controlli

E il denaro che avrebbe dovuto essere investito per evitare che risuccedesse ancora? Secondo Legambiente, tutta una serie di controlli che inizialmente erano previsti, non sono poi stati eseguiti. Non è stata resa obbligatoria nessuna relazione sul rischio idrogeologico, con autorizzazioni concesse a costruire senza che nessuno prendesse alcun provvedimento, oltre alla denuncia dei residenti circa la mancata cura dell’aspetto naturale della vicenda. Cave non pulite, alberi non curati, questo denunciano i cittadini di Ischia.

Dal 1985, a Ischia, sono state presentate circa 27 mila domande di condono edilizio, tra ovviamente richieste per piccoli ampliamenti fino a vere e proprie abitazioni totalmente fuori legge, tra cui alcune sui crinali o lungo le linee di scolo di torrenti. Di tutte queste domande, ad oggi, ne sarebbero state analizzate 1300. Migliaia le ordinanze di demolizione mai eseguite.

Il 22 novembre, un ingegnere ischitano, ha inviato a tutti i vertici istituzionali una pec, allertando del pericolo dissesto idrogeologico in vista dell’allerta arancione, sollecitando affinché venissero evacuate le zone a rischio. Nessuno gli ha mai risposto.

La mia opinione

È arrivata l’ora di guardare in faccia la realtà, capire che quando si agisce al di fuori delle regole, si pagano le conseguenze. Sarà antipatico di dire, scomodo, ma è inutile continuare a prendersi in giro. Ci sono luoghi dove la regola è l’eccezione e chi se ne frega una costante. Drammatico assistere alla morte di bambini, che non hanno alcuna responsabilità per quanto accaduto, vittime di un disastro naturale che però non era affatto imprevedibile. La maggior parte di quelle case, là dove è arrivata la valanga di acqua e fango, non ci dovevano essere. La responsabilità è di chi le ha costruite, condonate, e di chi non ha risposto alle segnalazioni di pericolo. In primis però, la colpa è della mentalità. Se la strada è sempre quella di trovare la scorciatoia per aggirare la regola, per ottenere quello che si vuole fregandosene di norme che, come in questo caso, sono state redatte per evitare tragedie, la conseguenza può essere soltanto un conto molto più salato di quello che ci si aspetterebbe. Chi vive in quella zona sa da anni cosa può accadere, e chi ci vive in una casa abusiva è corresponsabile dell’accaduto, con una percentuale che supera decisamente il 50%. Le regole salvano la vita, speriamo che prima o poi lo capisca anche chi non sa neppure dove la parola stia di casa.

 

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