Abbandonato alla nascita, adottato, ora tornerà con la madre biologica. La battaglia dei suoi genitori.

 

Ha raggiunto quasi 20 mila firme in pochi giorni la petizione pubblicata su Change.org da una coppia di genitori, il cui figlio di tre anni, adottato alla nascita, sarà riaffidato alla madre biologica a fine dicembre, per decisione della Corte d’Appello di Catania. La coppia, che imputa la decisione a un “drammatico errore giudiziario e mancato rispetto della legge“, si appresta ad avviare il ricorso alla Corte Europea.

“Miele aveva solo 16 giorni di vita quando lo abbiamo preso in braccio la prima volta“, racconta Serena, (tutti i nomi sono di fantasia in rispetto della privacy) che insieme al marito Stefano e Miele vive a Roma, “è stato partorito in condizioni irriferibili ed è stato messo in una busta per la spesa“, ha proseguito, “con il cordone ombelicale non clampato, e consegnato al padre biologico”. Il piccolo è stato poi “abbandonato in strada, il padre biologico ha inscenato il suo ritrovamento“, fino all’arrivo della Polizia e dell’ambulanza. “Miele è arrivato in ospedale in grave ipotermia e ipoglicemia”, ha spiegato la madre. Il piccolo, in assenza di riconoscimento è stato quindi dato in affidamento pre adottivo che, quando concretizzato, impedisce “il riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica (articolo 11 L. 184/83 ndr)”, spiega la madre “e non si può nemmeno chiedere la revoca dello stato di adottabilità del bambino”. Eppure, a quanto emerso dalle carte, nonostante la madre biologica sia ancora sotto processo, il padre biologico già condannato per l’abbandono del piccolo, per un presunto errore procedurale non dei genitori, dopo 3 anni di vita con la sua mamma e il suo papà “Miele rischia di essere ‘riconsegnato’ alla donna che lo ha partorito e che è ancora sotto processo penale per concorso in abbandono di minore”, ha aggiunto Serena.

Il decreto prevede come data di “rientro” il 28/12/23, con la possibilità “per i servizi sociali ad avvalersi persino delle Forza dell’ordine per il ritiro coatto del piccolo da casa nostra”, ha detto la madre, nel ‘pieno interesse del minore”. Secondo Serena e suo marito, “non c’è nulla in questa storia che sia nel miglior interesse del bambino“.

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