Giulia, le donne, gli uomini. In casa nostra? Dobbiamo partire da qui, ieri.

E’ un articolo lungo, ve lo dico, di quelli che non si ha voglia di leggere solitamente, perché ormai siamo assuefatti tutti dal cercare, soprattutto da parte dei giornalisti, quella indiscrezione in più che soddisfi la morbosa curiosità a cui ci siamo abituati, in un circolo vizioso alimentato da chi legge e da chi scrive e viceversa. Oggi non voglio parlare di Giulia, delle tante Giulia, in Italia 105 per la precisione, una ogni tre giorni, da inizio 2023. Voglio parlare di quello che possiamo e dobbiamo fare, ognuno nelle nostre case, nelle nostre coscienze, per poter davvero cambiare qualcosa in questa narrazione disastrosa e inaccettabile. L’obiettivo non è proteggere le donne, ma fare in modo che imparino a proteggersi e difendersi da sole.

Per poterlo fare non ci dobbiamo offendere, sentire toccati nel vivo, perché se accade a maggior ragione esiste il problema. Siamo cresciuti, parlo delle generazioni di genitori che oggi hanno figli che vanno dall’asilo all’università, in una società dove esiste un velo di convenzioni che sono tutt’altro che superate, ancora oggi. Prima ancora di arrivare alle discussioni sui “massimi sistemi”, come la disparità salariale, il cat calling, che hanno a che fare con un modello economico costruito da uomini per gli uomini e con l’educazione basica che latita, che assolutamente sono temi fondamentali , bisogna analizzare con franchezza ciò che accade nelle nostre case, una per una.

Partiamo intanto da un assunto fondamentale: a cambiare le cose possono essere solamente le donne, e ora provo a spiegarvi perché la penso così. Tra tutte coloro che oggi sono devastate, arrabbiate, stanche, per quanto accaduto a Giulia, quante in casa se il compagno o il marito alza la voce, “tengono botta per non litigare”, per “proteggere i figli”? Sono sicura che siamo in tante, perché certamente in passato è accaduto anche a me. Quando siamo stanche, non abbiamo voglia magari di discutere e lasciamo perdere, per far abbassare i toni. Ecco, quando ci sono i figli in casa è proprio il momento di non lasciar correre, perché altrimenti questo è l’atteggiamento che interiorizzeranno, ovvero l’uomo alza la voce, prevarica, e la donna abbozza, smorza, accoglie, sminuisce.

No.

Questo favorirà domani vostro figlio nell’essere esattamente così e vostra figlia a replicare quel silenzio e quell’atteggiamento mansueto che definisce i ruoli per come non dovrebbero essere definiti. Quando qualcuno urla, alza la voce, va fermato, immediatamente. Si discute per carità, in tutte le case, ma deve essere appunto una discussione, tra due attori. Quando uno dei due supera un determinato confine, e non raccontiamocela, sono gli uomini nel 99% dei casi, noi donne abbiamo il dovere di mettercelo quel confine. Se abbiamo paura allora, c’è un problema molto, molto più grande che stiamo facendo finta di non vedere.

Non importa chi dei due lavori di più, chi dei due guadagni di più, la gestione di figli e casa non può, ancora oggi essere solo della donna. E questo non solo per una questione pratica, ma anche per il famoso sentimento dell’accudimento. Cucinare, sistemare casa, oltre che permetterci di non vivere nel macello, è un modo per prendersi cura dell’altro e dei figli. Farlo entrambi significa trasmettere loro quel sentimento. In casa ci vivete tutti e due.

Ho ascoltato ieri alcune interviste di diciottenni, dove al ragazzino è stato chiesto se la fidanzata “possa o meno andare a ballare da sola”.

La domanda, già la domanda signori, è terrificante. Non si chiede se possa o non possa, ma se ci va anche senza il compagno. E difatti la risposta della maggioranza di questi giovani è stata “no”, oppure “forse, se chiede il permesso”, mentre hanno candidamente affermato di andarci quando gli pare da soli, loro. Pronto? Siamo davvero ancora a questo livello? Le vostre figlie non ci devono stare con un ragazzino che ragiona così, i vostri figli dovete prenderli figurativamente a calci nel sedere se parlano così. Non accade però, e sapete perché? Perché tutti voi, che scrivete i post sui social, che partecipate alle discussioni sulla violenza sulle donne, se vedete delle ragazze in giro da sole, magari con la minigonna, dentro di voi pensate che siano delle mixxxxxte in cerca di… Inutile negarlo, è la realtà. Anche il più letterato tra voi la pensa così. E allora dove dobbiamo andare?

L’unica cosa che ci differenzia, in termini di “potenza” è la forza fisica. Su questo non ci possiamo fare nulla, è la genetica. Bene, a questo intanto poniamo rimedio iscrivendo tutte le nostre figlie a un corso di difesa personale. Esagerato? No.

La differenza la facciamo noi donne, in casa nostra, soprattutto noi mamme, con ogni singola scelta.

Se dobbiamo pensare a cosa direbbe nostro marito scegliendo il capo di abbigliamento da indossare, abbiamo un problema.

Se in casa il nostro peso decisionale è commisurato al nostro stipendio (che per inciso è nella stragrande maggioranza dei casi sempre più basso degli uomini per decisione di altri uomini che lo hanno stabilito perché è il maschio a dover essere il “capofamiglia”), abbiamo un problema.

Se noi arriviamo stanche morte la sera e loro freschi come rose perché l’elenco delle cose da fare per noi è sempre drammaticamente più lungo, abbiamo un problema.

Se sentiamo di doverci sminuire al cospetto del nostro fidanzato, marito, abbiamo un problema.

Se sentiamo di dover rinunciare sempre noi a qualcosa rispetto a un desiderio, una necessità, dell’uomo che abbiamo accanto, allora abbiamo un problema.

Iniziamo a guardare in casa nostra, prima di puntare il dito all’esterno.

Solo un’ultima cosa, ai colleghi: per favore, non strumentalizzate politicamente la reazione di chi sta soffrendo, perché è uno spettacolo disgustoso.

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