Davvero veniamo informati in maniera corretta?
Da diverse ore oramai telegiornali, giornali on line e giornaloni vecchio stampo non parlano d’altro che della presunta liberazione di questo Zaki.
Sinceramente non conosco quest’uomo, ragazzone studente universitario evidentemente ampliamente “fuori corso”, non conosco la sua storia.
Non so quali meriti abbia o quali battaglie abbia combattuto per meritare le luci della ribalta, se non presumibilmente una ingiusta detenzione in Egitto. Rimango francamente perplesso nel vedere servizi televisivi in cui vengono intervistate persone che chiaramente a malapena conoscono questo Zaki. Il rettore dell’università, decine di altri studenti universitari (anche loro fuori corso evidentemente, considerando che nessuno sembra sotto la trentina – salvo ovviamente quella di Bologna non sia anche università della terza età).
Città in festa per l’imminente liberazione dal carcere. Carcere del suo paese, l’Egitto, che lo stava detenendo in custodia cautelare.
Ministri in TV per proclamare la liberazione.
Apprendo incredulo che all’udienza sono presenti svariati diplomatici italiani ed europei, finanche avvocati della comunità europea mi è parso di capire che seguono la causa.
Questa “bella” notizia segue quella di qualche giorno addietro dell’uccisione a New york di un giovane e brillante studente torinese, da poco laureatosi e volato negli States per perfezionare i propri studi. Ucciso dall’appartenente ad una gang come rito di iniziazione, pare.
La notizia viene a mala pena coperta dai media italiani. Nemmeno proposta da quelli europei. Persino minimizzata dai giornali americani.
Solamente io provo una sgradevole sensazione di disagio per queste cose ?
Mi domando allora: ma veniamo informati davvero in modo corretto dagli organi di informazione in questo Paese ?
Perché il dubbio che mi assale è che il povero Davide Giri (lo studente italiano ucciso a new york, lo specifico perché il suo nome non è stato neppure citato…) non abbia la stessa dignità di Zaki. Non che ne debba avere di più, ma la stessa si.
E l’impressione che ho, è che questa disparità evidente di trattamento, persino in vicende drammatiche come poteva essere quella di un omicidio di un italiano per bene negli USA, trovi il proprio fondamento e la propria ragione nella consueta e deplorevole ricerca e volontà di dare credito, visibilità ed attenzione solamente a chi incarna per ideologia, cultura e finanche fisionomia il prototipo del militante di sinistra portatore dei giusti valori.
Zaki, lo studente universitario militante “fuori corso”, ricopre al meglio questo ruolo: straniero in Italia, Università di Bologna, difensore dei deboli, capello lungo e trasandato, abiti scoordinati ma ben indossati.
Se ci pensate assomiglia a molti altri “idoli” della stessa parte che trovano per periodi più o meno lunghi le luci dei riflettori prima di tornare nel dimenticatoio, quando non risultano più utili alla causa. Non vi sembra che si assomiglino tutti ? mi viene in mente il leader delle Sardine che mano più mi ricordo come si chiama dopo che è stato eletto nelle file del PD. O anche la scafista tedesca che ha sfondato il motoscafo della finanza.
Si professano alternativi ma sono fatti con lo stampino. Si proclamano liberi ma sono schiavi di ideologia. Si pensano migliori degli altri ma sono una parte minoritaria, perdente, ormai fallita, del nostro paese.
Per questo mi arrabbio. Perché noi italiani caschiamo nel tranello che viene fatto da questi giornalisti militanti che ci divulgano le notizie come pare a loro.
Invece di farci indignare per un nostro brillante studente che si è fatto un mazzo così nella vita e stava provando ritagliarsi un ruolo nel mondo, con impegno, studio e sacrificio, ucciso vigliaccamente dal membro di una gang, ci facciamo imbrogliare da queste storie di emeriti sconosciuti che seguono valori in cui ormai nessuno più si identifica. Il bombardamento mediatico è talmente potente che ti inducono a provare effettivamente pietà per questa gente. Mi è dispiaciuto per Zaki, tutti siamo sollevati sia tornato a casa, ma provo imbarazzo per lui rispetto a quanto gli hanno costruito intorno.
Credete che sia un caso questa vicenda ? ragioniamo insieme: cosa ha meno di Regeni il povero Davide Giri. Perché il pensiero unico che vige in Italia ci spinge a chiedere giustizia a gran voce per uno ma a disinteressarci completamente dell’altro. Hanno dignità diversa? Non credo.
Credo davvero però che l’uno appartenesse al gruppo dei giusti, quello della cultura unica, mentre l’altro fosse un anonimo studente che ha provato con impegno, passione e determinazione a cercare la propria strada.
Mi domando ancora, perché comunque la vicenda è un ramo dello stesso albero malato della disinformazione, se ha inciso anche il fatto che l’autore dell’omicidio dello studente italiano fosse un afroamericano: non è che se il killer fosse stato un bianco e la vittima un nero, tutta la storia avrebbe avuto un diverso racconto ed una diversa visibilità sulla stampa ?
Credo che la questione da mettere a fuoco sia questa: siamo ancora disposti a tollerare e giustificare che i nostri organi di informazione, anche quelli pagati con i soldi pubblici e finanziati da leggi dello stato, si sentano legittimati a fornire notizie “orientate” in base al proprio orientamento politico, alla propria militanza, all’adesione all’amico politico di turno ?
Ci sono giornali, non solo in Italia, che privilegiano il silenzio, la notizia non data, pur di rispettare la propria linea editoriale politica. I principi del giornalismo puro sono stati stravolti. I giornalisti delle redazioni dei media progressisti si sentono dei partigiani che combattono una battaglia tutta loro. Decidono loro cosa è giusto, equilibrato, imparziale. Il resto non si pubblica. Il resto è fascismo.
Il fine giustifica i mezzi ormai e persino la cronaca giudiziaria e quella “nera”, una volta avulse da questi giochi politici, ne sono vittima.
I movimenti di protesta americani sono l’emblema del giornalismo militante. Luci sui Black Lives Matter quando la vittima è nera, silenzio per tutte le altre.
Non ci resta che esprimere il nostro dolore, non solo per l’assurda morte del povero Giri a New York, dimenticato dalla stampa, ma ancor più per il quadro che questa vicenda offre sul «nuovo giornalismo», schierato e supino, militante e parziale, condizionato da ideologia ed arroganza.
Alias Giulio Cesare