Chi guarda solo al proprio orto, non cambierà mai il mondo

 

Covid, restrizioni, vaccini, proteste, schieramenti politici, reazioni e informazione, hanno infiammato gli animi di migliaia di persone, in questi due anni. Le “fazioni”, un po’ nate spontaneamente, un po’ pompate dall’una e dall’altra testata giornalistica, si sono date battaglia sui social, nelle piazze, molto meno democraticamente nei salotti televisivi, dove la parola é stata per lo più data solo a chi si approcciava ai suddetti temi con la medesima visione.

 

Oggi che il fuoco sembra spegnersi, come se la tempesta Covid fosse stata spazzata via dalla drammatica pioggia di missili sull’Ucraina, quella voglia di cambiamento, di approfondimento e di “giustizia”, é per molti stato riposto sotto il cuscino del divano, dal quale continuare a borbottare in solitario rabbia e livore, deflaggando pagine che, oltre al tema Covid, coscienziosamente di temi e battaglie ne affrontano tanti. É visibile a molti, su più fronti, si tratti di associazioni o nuovi media, blog e giornali.

 

Non funziona così… Anzi, continuerà a funzionare (male) tutto come prima, se ognuno di noi si interesserà solamente di quello che accade nel suo personale orto.

 

Fin quando non capiremo che la visione globale di ciò che accade ha influenza su ogni singolo aspetto della nostra vita, fin quando non ci interessereml alle tematiche nazionali e internazionali, non cercheremo di capire l’origine dei conflitti, le guerre eterne per le materie prime, le forniture, i corridoi energetici, non comprenderemo mai perché il nostro paese abbia più o meno voce in capitolo. Non saremo in grado di analizzare cosa muove la politica europea ad adottare certe misure piuttosto che altre, quali parti politiche scelgano una direzione che si traduce in scelte che si riversano su di noi e in che modo.

 

Troppo semplice interessarsi sull’onda dell’emergenza a una battaglia e poi tornare alla vita di sempre, come nulla fosse accaduto.

 

Troppo facile tapparsi le orecchie e premere un pulsante, quando quello che ascoltiamo o leggiamo non ci piace, e per una volta non siamo noi a dire qualcosa di impopolare, e definirlo “complottista” o “filo sistema”, invece di cercare di capirlo.

 

Questo è stato sempre il grande male dell’Italia, il pretendere battaglie (fatte da altri) e non avere interesse a partecipare, a capire, ad approfondire.

 

Chi guarda solo al proprio orto non cambia il mondo e, quindi, non può minimamente pretendere che altri lo cambino senza compiere il minimo sforzo.

 

La democrazia è fatta di partecipazione, di seguito, di tante voci che si uniscono e di mani che spingono le voci in cui credere, non solo quando si ottiene qualcosa in cambio.

Valentina Rigano

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