“La direzione di Rai 3, d’intesa con l’amministratore delegato della Rai, ha ritenuto opportuno non dar seguito al contratto originato su iniziativa del programma “Cartabianca” che prevedeva un compenso per la presenza del professor Alessandro Orsini nella trasmissione“. E’ con questa nota che gli uffici di viale Mazzini hanno annunciato di non voler proseguire nella collaborazione con Orsini, ospite della trasmissione per analizzare la situazione Ucraina.
Il docente di Sociologia del terrorismo internazionale alla Luiss, definito come “filo russo”, non dovrebbe più comparire nella trasmissione di Bianca Berlinguer. Le polemiche sono nate a partire dal Pd, che ha reso noto per bocca di Andrea Romano come sia inopportuno e inaccettabile che la tv pubblica paghi i “pifferai della propaganda di Putin”. Inutili i tentativi della Berlinguer di spiegare che la sua presenza fosse dovuta alla volontà di dare ampio respiro all’informazione fornita dalla sua trasmissione, dicendosi “limitata” nel suo ruolo di “autrice e responsabile di Cartabianca”, dopo aver appreso della decisione presa dalla Rai “senza che io sia stata consultata in merito”.
Immediata la replica dello stesso Orsini, il quale ha spiegato di aver ricevuto offerte molto più alte da altre emittenti, ma di aver scelto Cartabianca perché “garanzia di libertà”, una libertà che per lui “va difesa”, e che per tanto è pronto a continuare a partecipare gratuitamente.
Diego Fusaro ha definito la sua decisione “una mossa da abile stratega”, e che ora “apparirà chiaro se la sua presenza, per la Rai, è un problema di danaro o di libertà d’espressione”.
La notizia è stata commentata dal giornalista Roberto Parodi, su Facebook, il quale ha detto che quanto accaduto sia “l’apoteosi dello squallore della RAI e pure dei molti giornalisti allineati”, ricordando la formazione da storico accademico e che Orsini “inizia tutti i suoi discorsi con una aperta condanna a Putin e col dissenso verso quello che la Russia sta facendo”, ma fornendo “da sempre una visione molto interessante che ci fa capire le motivazioni che possono aver spinto Putin a questa guerra, e sottolinea gli errori (tanti) del blocco occidentale”. Parodi si domanda: “dov’è lo scandalo? dov’è il problema?” e poi aggiunge, “ve lo dico io: lo scandalo è nella fronda che hanno creato attorno a lui molti pensatori e giornalisti bovinamente allineati sulle posizioni di critica totale a Putin che si indignano quando sentono punti di vista diversi dal proprio”. Parodi chiude affermando che questa sia “una ennesima brutta figura della RAI e della cricca dei giornalisti, a cui sempre più spesso mi vergogno di appartenere”.
LA MIA OPINIONE
Spiegare le ragioni che spingono qualcuno a fare qualcosa, non significa dargli ragione ma voler comprendere un determinato fenomeno o accadimento. Orsini nulla fa di più se non questo. Anche qualora la sua fosse una posizione filo putiniana, quale non sembra affatto essere ascoltandolo, da quando esiste la censura in Italia? Da quando si sceglie di non avere ospiti che presentano una lettura degli eventi che rende meno “romantica” la divisione tra buoni e cattivi? Siamo alle solite, così come è accaduto con il Covid, anche con la guerra l’informazione mainstream torna a creare la divisione tra buoni e cattivi, tra ragione e torto, tra bianco e nero, finendo persino per dimenticare che esistano le sfumature di grigio.
Qui solo un aspetto è molto chiaro, le centinaia di morti tra i civili ucraini, un territorio devastato, per qualcosa che non hanno scelto, voluto o mai provocato. L’attacco della Russia all’Ucraina è imperdonabile e non può esserci alcuna ragione che lo giustifichi. Posto questo però, quanto accaduto in Donbass non ha avuto peso? Gli attriti tra Russia e Stati Uniti, i rapporti interni alla Nato, non hanno alcun peso? L’analisi di una situazione pregressa così complessa non è argomento che alla Rai interessa, ergo non le interessa che i cittadini italiani siano informati a 360°? Ai posteri l’ardua sentenza.