Draghi e il Covid? Antinfiammatori da asintomatico, ah si?

Il presidente del Consiglio Mario Draghi positivo al covid, continua le sue attività da remoto, come ha precisato Palazzo Chigi, perché asintomatico. Come si sta curando? Un mistero, nulla è fin ora trapelato, se non fosse per i consigli arrivati in diretta radiotelevisiva da “Un giorno da pecora”, Rai 1, per bocca di Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. “Gli consiglierei di prendere antinfiammatori anche se asintomatico, due volte al giorno”, ha candidamente suggerito il professore “per far si che ci sia la risposta immunitaria”. Poi ha proseguito “non il cortisone come vorrebbero alcuni colleghi, perché va dato in una fase successiva”.

Nulla di strano, apparentemente, in queste parole, per chi conosce e segue la battaglia del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, partita a marzo del 2020, ma se vogliamo analizzare per bene la comunicazione in merito, quello che si evince è una totale negazione e stortura dei fatti. Ebbene, quando i medici del Comitato suggerivano gli antinfiammatori, i protocolli di cura domiciliare ministeriali prevedevano ancora il solo uso della tachipirina e, anzi, inizialmente ci fu chi sconsigliò vivamente l’uso di anti infiammatori, per ragioni ad oggi ancora sconosciute. Ma i medici delle Cure Domiciliari erano dei “millantatori”, abbiamo sentito ripetere. Hanno sempre sostenuto, questi medici, che approcciare immediatamente il Covid fosse fondamentale e che, per impedire la famosa “tempesta citochinica”, ovvero per modulare la risposta eccessiva del sistema immunitario di cui parla Pregliasco, fosse necessario assumere antinfiammatori subito, anche quando asintomatici. Eppure, se cercate online interviste, ospitate televisive, di più di un esperto del settore, c’è stato chi ha continuato a ribadire che questi medici curassero persone che non andavano curate, che sarebbero guarite comunque e che senza sintomi non bisognasse fare assolutamente niente.

Relativamente al famoso protocollo circolato in rete ad un certo punto, presumibilmente utilizzato dalle terapie domiciliari, fu sventolato come carta straccia in diretta tv, definito un insieme assurdo di farmaci, senza spiegare che fosse sì un elenco di farmaci, ma che andavano modulati e scelti a seconda del caso del singolo paziente. Ecco la stortura della realtà, quando si parla di Cure Domiciliari. E, ancora, i famosi studi assenti, quando ad un certo punto è stato tutto un rincorrere a eseguire trial per verificare l’efficacia di antinfiammatori, ma mai mettendo a confronto un campione di pazienti a cui fosse stato somministrato il paracetamolo, dato per mesi e mesi come solo medicinale utile nelle prime fasi della malattia, unitamente alla famosa “vigile attesa”. Ed ecco la negazione, quella di voler sostenere che “vigile attesa” non significasse non fare nulla, senza avere l’onestà intellettuale di ammettere che così invece è stata interpretata da migliaia di medici di base.

La storia non si può riscrivere, gli errori non si possono sempre riparare, ma non ammettere di averli fatti è la cosa in assoluto più grave.

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