Cure domiciliari e collaborazione con i territori, era possibile

Ora serve “curare” il Paese

 

Covid. Piano piano ne stiamo uscendo, ce ne stiamo liberando, stiamo tornando a una lenta “normalità”. Eppure lui resiste, ancora infido e ancora pericoloso, per alcune categorie di persone. Io ci sono passata, sono stata curata, e non è stato così leggero come mi sarei aspettata. In questi giorni è toccato a mio padre, 80 anni, un uomo forte ma chiaramente nella categoria “fragili” per definizione. Torno sull’argomento per ricordare quanto sia stata e sia importante la presenza dei medici delle Terapie Domiciliari, a cui sono profondamente legata da due anni e mezzo, dopo aver incontrato Erich Grimaldi sul mio cammino.

Grazie alla professionalità di questi dottori, uno in particolare che voglio ringraziare, Andrea Mangiagalli, mio papà ne uscirà credo in pochi giorni. Trattato con antinfiammatori fin da subito, sotto controllo con i parametri, su suggerimento dello stesso Andrea è stato poi visitato dalla Usca, dopo un abbassamento della saturazione, che lo ha poi indirizzato alla terapia antivirale precoce perché, appunto, soggetto a rischio per l’età.

Immaginate se questa collaborazione, osteggiata, manipolata, da chi al Ministero della Salute ha deciso di seguire una strada inconcepibile pur di non ammettere il valore di quei medici che sul territorio non si sono risparmiati, fosse invece stata avvallata e protocollata. Immaginate come sarebbe cambiato per migliaia di persone il destino, il decorso della malattia, le difficoltà psicologiche.

Questo breve articolo, a cui aggiungo la di una donna che si è rivolta a me direttamente e che ho indirizzato alle cure domiciliari, e che mi ha ringraziato per la felice esperienza con i medici non più di un mese fa, per ricordare a tutti coloro che passata l’emergenza tendono a dimenticarsi di chi ha fatto del bene, che questa volenterosa macchina continua a funzionare e dare aiuto. A chi sentenzia sulla decisione dell’avvocato Grimaldi di Fondare UCDL, e mia con lui di partecipare alla creazione di un partito politico, come fosse una decisione presa per “ottenere una poltrona”, dico che la scelta è derivata proprio da questo scenario, fare in modo che in futuro non succeda nuovamente che una virtuosa proposta venga affossata e denigrata senza motivo, se non quello di non perdere consensi e potere, fare in modo che i cittadini vengano rispettati e non trattati come sciocchi a cui dire sempre e solo cosa fare “perché così deve essere”.

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