L’ipocrisia perbenista della tutela ai riders

Il Tribunale ha, giustamente, riconosciuto come i rider vadano considerati lavoratori subordinati. Ben venga questa sacrosanta pronuncia del giudice, certamente corretta e portatrice di una giusta tutela verso questo piccolo gruppo di lavoratori.

Ma questa sentenza (come tante altre in Italia) puzza di ipocrisia e perbenismo, non certo per la pronuncia in se e per il magistrato che l’ha emessa, quanto per la sgradevole ipocrisia di chi canta vittoria ben consapevole che si tratta di una delle tante inutili e meramente cinematografiche comparsate di perbenisti che, per lavarsi la coscienza compromessa, vorrebbero ergersi quali portatori della tutela dei lavoratori e la difesa dei più deboli.

Perché se veramente di vittoria si volesse parlare, si sarebbe dovuto chiedere ed ottenere a gran voce un provvedimento a garanzia ed in difesa dei milioni di lavoratori precari di questo paese, indipendentemente, lasciatemelo dire, dal loro cognome, colore o nazionalità. Chi scrive la notizia di questa sentenza è certamente un cronista precario sottopagato, spesso 1 euro ad articolo. Roba che neanche la benzina per arrivare in tribunale ti paghi.

Gli addetti delle cancellerie dei tribunali o sono precari, o sono stagisti o sono, addirittura, da qualche anno esistono anche loro, volontari di associazioni disparate che aiutano a mandare avanti i disastrati uffici giudiziari, per non parlare del cameriere “in nero” del bar davanti al tribunale dove magistrati ed avvocati vanno a bere il caffè, del ragioniere che non trova lavoro costretto al precariato perenne, del garzone universitario della panetteria che porta il pranzo in ufficio, della colf che va a stirare nelle loro case, laureata in ingegneria ma disoccupata da dieci anni.

Chi ci pensa a tutta questa gente, italiani per bene che si sono fatti “un mazzo così” credendo che studiare ed essere onesti potesse essere sufficiente per avere una vita almeno dignitosa ed invece si sono trovati costretti a doversi districare tra le duecento euro passate dalla pensione dei genitori e le trecento in nero date dal padrone?

Quale dignità inferiore hanno costoro rispetto ai rider ? Perché nessuno si è mai occupato di loro ?

Perché non fanno rumore, non danno visibilità, non sono ideologicamente sfruttabili e manovrabili e perchè se il politico o sindacalista di turno solamente gli si avvicinasse, gli sputerebbero in faccia il loro perbenismo salottiero e la loro ipocrisia di piazza e, ancora, perché questi lavoratori non avrebbero il tempo di andare a fare manifestazioni in strada con la bandiera di partito, ad occupare centri sociali o a lanciare pietre contro i poliziotti.

Loro non hanno tempo di lanciare estintori contro i carabinieri per le loro battaglie le devono fare per pagarsi l’affitto ed il bollo dell’auto per poter sopravvivere, derisi anche da chi molto più furbo di loro, pregiudicati, clandestini ed irregolari vari, si stanno accaparrando il reddito di cittadinanza a cui forse, proprio questi italiani perbene, erano gli unici ad averne diritto.

L’impressione è che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di poter dare un contributo importante, serio e rigoroso ai lavoratori onesti del nostro paese preferendo simboliche, ideologiche ed inutili piccole ed inefficaci “giornalate” da 4 soldi. Gli stessi che continueranno a prendere i tanti lavoratori silenziosi ed onesti dimenticati da tutti.

Alias Giulio Cesare

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